L'integrazione al Bambin Gesù inizia in corsia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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All’ospedale Bambin Gesù l’integrazione inizia in corsia

Almeno un piccolo paziente su dieci in cura al Bambino Gesù è di origine straniera. Una rappresentanza multietnica e interreligiosa che anche Papa Francesco ha incontrato di persona nel corso della sua prima visita all’Ospedale romano, di proprietà della Santa Sede dal 1924, il 21 dicembre scorso. Ogni anno si registrano al Bambino Gesù circa 10 mila dimissioni di minori stranieri, pari all’11% del totale. Di queste, circa 1.000 riguardano pazienti non italiani affetti da malattie rare. Il 42% dei pazienti stranieri proviene dai Paesi dell’Unione Europea, il 15% dall’Europa centro orientale, il 9% dall’Africa settentrionale e dall’America centro meridionale. L’8%, invece, arriva dall’Asia centro meridionale. L’assistenza a tale tipologia di pazienti risulta più complessa rispetto alla media ospedaliera e si caratterizza per una durata della degenza media superiore. «Come Ospedale della Santa Sede – ha detto Giuseppe Profiti, presidente Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – nei limiti delle nostre possibilità, cerchiamo di rendere concreta e manifesta ogni giorno la speciale sollecitudine della Chiesa per l’infanzia, in particolare l’infanzia sofferente. Garantire le migliori cure accessibili a tutti è la missione dell’Ospedale, che cerchiamo di perseguire sia in Italia che all’estero. Questo significa, da una parte, favorire l’accoglienza e l’integrazione dei piccoli pazienti stranieri e delle loro famiglie; dall’altra tentare di allargare gli orizzonti della nostra azione, secondo un principio che potremmo chiamare, richiamando il messaggio del Santo Padre, di globalizzazione della salute. L’equo accesso alle cure, infatti, rappresenta la più importante articolazione della giustizia sociale». L’Ospedale garantisce una serie di servizi dedicati all’accoglienza delle famiglie, sia quelle che lo raggiungono da lontano per far curare i propri figli sia quelle già residenti in Italia. Quello della lingua è spesso il primo grosso ostacolo da superare, oltre ovviamente alla malattia. Nel 2013 sono state effettuate oltre 1.600 mediazioni per 36 lingue diverse. Dal 2010 al 2013, le richieste di mediazioni in lingua araba sono state oltre 2.300, pari al 52% delle richieste totali. Inoltre, per le famiglie di religione musulmana, come per altre religioni, c’è la possibilità di avere vitto personalizzato nonchè di accedere al ministro di culto prescelto tramite il Cappellano del’Ospedale. Sul piano clinico, oltre alla normale attività di ricovero e degenza ospedaliera, presso le sedi del Gianicolo e di San Paolo è attivo un Ambulatorio dedicato ai problemi di salute dei bambini migranti. Personale medico esperto in medicina transculturale ed etno-psicologia offre assistenza a bambini stranieri, senza alcuna discriminazione, in transito oppure appena arrivati nel nostro Paese. Tra i pazienti, ci sono anche bambini italiani in procinto di lasciare la terra d’origine. Grazie alla specializzazione dei medici che coordinano l’ambulatorio, si forniscono risposte mirate alle specifiche esigenze sanitarie dei bambini provenienti da altre parti del mondo. Rientrano in questo ambito, ad esempio, particolari vaccinazioni o la diagnosi e il trattamento di malattie tipiche soltanto di alcune aree geografiche. Il Bambin Gesù è presente con proprie sedi, progetti stabili o missioni sanitarie in numerosi paesi nel mondo: Cambogia, Tanzania, Vietnam, Haiti, Russia, Venezuela, Macedonia, Giordania e Libano; «il senso di questa presenza risponde all’esigenza di estendere il più possibile le buone pratiche cliniche e chirurgiche nei Paesi che maggiormente nei hanno bisogno, intervenendo direttamente sul campo e formando i medici e gli infermieri del posto».

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