Dennis Hopper, lo spirito ribelle degli Usa in mostra a Roma | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Dennis Hopper, lo spirito ribelle degli Usa in mostra a Roma

Andy Warhol che si nasconde dietro un fiore, i componenti della band dei Grateful Dead colti mentre mandano baci alla macchina fotografica, Ed Ruscha per strada, davanti all’insegna di un negozio di elettrodomestici: sono alcuni dei bellissimi scatti di Dennis Hopper in mostra da oggi all’8 novembre a Roma, negli spazi della Gagosian Gallery. Allestiti circa cento scatti del protagonista di Easy Rider eseguiti negli anni ’60 e ’70, non solo ritratti di personaggi famosi, ma soprattutto scene di vita americana che testimoniano l’idealismo politico e lo spirito ribelle del tempo. Intitolata ‘Scratching the surface:photographs by dennis hopper’, la rassegna (presentata nell’ambito del Festival Internazionale di Roma Fotografia), è stata realizzata in collaborazione con The Hopper Art Trust, che ha come fine la salvaguardia dell’eredità dell’opera e della memoria dell’artista scomparso nel 2010, anno in cui è stata istituita questa fondazione. In definitiva è proprio la famiglia, dunque, che preserva e valorizza anche l’ingente produzione fotografica di Hopper aggiornando di continuo il già cospicuo archivio. Tanto che nella sede romana della Gagosian, dice la direttrice della galleria Pepi Marchetti Franchi, è allestita una ricca selezione della serie Drugstore Camera, gli scatti rinvenuti di recente nella casa di Taos, in New Mexico, dove l’attore si stabilì dopo la produzione di Easy Rider e vi restò fino agli anni ’80 (e lì ha voluto essere sepolto). Si tratta di immagini di piccola dimensione, quasi dei test per ulteriori lavori, realizzate tra il 1969 e il 1971 con semplici macchine fotografiche e sviluppate nei laboratori estemporanei tipici dei drugstore americani. Insieme, raccontano gli amici e i familiari di Hopper, colti in interni domestici o negli spazi sconfinati del deserto, nudi femminili o viaggi ‘on the road’ verso il natio Kansas, le nature morte improvvisate con oggetti abbandonati. Uno spaccato straordinario, che restituisce con grande freschezza quel decennio di impegno civile, di ribellione e creatività, tra il duro lavoro della gente e il sogno hippy. Ecco quindi, nell’ampia, immacolata sala ovate della Gagosian le ‘vintage prints’ firmate degli anni ’60, immagini di grandi dimensioni tra cui i ritratti di artisti, attori e musicisti ormai leggendari, da Warhol a Claes Oldenburg a Ed Ruscha. Già dal primo sguardo, dalle pose pose conviviali, sottolinea la Marchetti Franchi, si capisce che Hopper, iniziata l’ascesa verso la popolarità hollywoodiana, è già uno di loro.

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