Opera, tutti vogliono Muti: Vienna aspetta a braccia aperte il maestro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, tutti vogliono Muti: Vienna aspetta a braccia aperte il maestro

maestro mutiPoco più a nord, fatti come quelli che avrebbero portato alle dimissioni di Riccardo Muti dal teatro lirico della capitale, sono inconcepibili. E infatti non si verificano. «Da noi sarebbe impensabile, non ci sono vertenze, o scioperi, i sindacati mediano nella ricerca di una soluzione». A dichiararlo all’ANSA è il sovrintendente della Staatsoper di Vienna, il francese Dominique Meyer, raggiunto al telefono a New York dove ha seguito l’apertura della stagione al Met (Nozze di Figaro dirette da James Levine). «Abbiano una situazione molto calma, anche il sistema è diverso da quello che esiste in Francia e Italia. Qui si cerca la mediazione fra direzione e lavoratore, un modo molto educato di lavorare». Meyer conosce bene Muti e sarebbe ben lieto di riaverlo a Vienna: «Muti può venire quando vuole, lo aspettiamo a braccia aperte», dice in perfetto italiano. «Sarei felicissimo». Le ultime direzioni di Muti alla Staatsoper sono state Nozze di Figaro a dicembre 2005, pochi mesi dopo l’addio alla Scala, e Così fan tutte nel febbraio 2008. Che lasci Roma «è una notizia triste». «Ha messo tanta energia nel risollevare il teatro di Roma. Tutti andavano da tutto il mondo a vedere le sue recite. Muti è uno dei direttori d’orchestra più importanti al mondo, davvero triste quanto è accaduto». Ai primi di settembre il direttore musicale della Staatsoper, Franz Welser-Moest, annunciava le dimissioni per divergenze artistiche. Un colpo per Meyer che doveva trovare sostituti per ben 34 recite annullate dal maestro austriaco. Problema risolto: «abbiamo trovato i direttori per sostituirlo e fra qualche giorno avremo i contratti». Il «teatro lavora, abbiamo aperto la stagione il 3 settembre, tutti i giorni recite: giàcinque opere e un balletto». Sulla disputa con Welser-Moest, no comment: «abbiamo concordato di porre fine al contratto, una gara di insulti nonè nel mio stile». Lei conosce bene Muti, come si spiega il suo gesto? «Non ho parlato con lui ultimamente, ma ovviamente riteneva che non fosse possibile andare avanti con minacce di scioperi permanenti, così non si può lavorare». Un «artista di questo livello , che ha messo tutte le sue forze nella rinascita dell’Opera di Roma, ha sentito che in quel contesto era sempre più difficile fare quello che si era prefisso». «Muti non è persona che rinuncia così senza motivi, penso abbia avuto ragioni importanti per rinunciare. Aveva a cuore il teatro, ricordo che quando accettò l’incarico a Roma rinunciò ad altri impegni». Qual è la ricetta del successo della Staatsoper? «E’ un teatro bene organizzato, lavora in modo serio e sereno. Abbiamo gruppi molto forti: i Wiener Philharmoniker che suonano tutte le sere, capaci di suonare 60 pezzi diversi a stagione, il coro buono, un ensemble di 60 cantanti fissi, e un gruppo di lavoratori sul palcoscenico. E poi il pubblico, molto vicino alla sua Opera». Girano tanti nomi ora per Roma per la successione a Muti: qualche idea? «No, non conosco in dettaglio la situazione, ma sarebbe buono avere un italiano».

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