Assalto ai bus, l'accusa choc: "Gli autisti saltano le fermate". Sale la rabbia dei residenti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Assalto ai bus, l’accusa choc: “Gli autisti saltano le fermate”. Sale la rabbia contro gli immigrati

Per molti cittadini "la convivenza non è mai stata un problema, questa è una faccenda che qualcuno sta strumentalizzando"

Un’altra verità sta emergendo dalle indagini. E come spesso accade, la rabbia non nasce dal nulla. Così è accaduto anche a Corcolle. Se da una parte la polizia è sempre più vicina a identificare gli autori dei due episodi di violenza avvenuti alla periferia est di Roma, teatro domenica di un’aggressione a tre immigrati accusati di aver assalito due bus e aggredito le autiste Atac che erano alla guida, dall’altra gli accertamenti sono in corso anche sull’ipotesi che alcuni autisti salterebbero le fermate impedendo così agli immigrati di salire sui bus, costringendoli a camminare per chilometri per tornare nei loro alloggi. Ipotesi che potrebbe essersi verificata anche sabato sera e che sarebbe stata la molla dell’assalto al bus. I residenti di Corcolle affermano che la convivenza con gli extracomunitari non è mai stata un problema. Anzi, per molti «è una faccenda che qualcuno sta strumentalizzando. E su questa scia la rabbia cieca prende sempre il sopravvento». Però la raccolta firme, già mille, per mandare via gli immigrati, il presidio permanente contro l’arrivo di nuovi che ha il sapore di una ronda, il pestaggio di tre extracomunitari e le bandiere di Forza Nuova che «abbiamo visto tutti alla prima manifestazione», sembrano raccontare uno scenario differente. Ma Corcolle ha anche un’altra faccia, «quella che non riesce ad apparire sui giornali»: vista dall’alto «è una piccola New York», dicono i suoi residenti. E lì termina la somiglianza. Corcolle è il posto dove sono sempre e solo gli abitanti a intervenire per riparare ciò che si rompe, «perchè qui le istituzioni non ci sono proprio», dice Danilo Proietti, 24 anni e già presidente del Comitato di quartiere, con tanti progetti per la sua zona. «Dopo le 20 qui chiude tutto – spiega – ed è per questo che ci diamo da fare, tra rassegne teatrali, mercato contadino, visite archeologiche. Il riscatto passa attraverso politiche sociali e cultura – dice ancora Danilo, che sembra molto più grande dei suoi anni – Ci tengo a dire che la rabbia, anche se non giustifico in nessun caso la violenza, non nasce da nulla». Danilo racconta anche che col suo comitato era andato a trovare gli immigrati del centro di accoglienza per «dare loro il benvenuto e coinvolgerli nelle nostre attività. Ma non c’è stato il tempo». E poi sull’assalto ai c’è la voce del minisindaco Marco Scipioni: «Quegli extracomunitari sono uomini in carne e ossa, non sacchi di patate. La prefettura non può distribuirli così, abbiamo il 50% dei centri di accoglienza di Roma sul nostro territorio, 24 su 48. Il 50% dei rifugiati ospitati a Roma, ovvero circa 2000 unità, si trova nel VI Municipio – sottolinea. Le istituzioni, nella persona dell’assessore capitolino ai Lavori pubblici Paolo Masini, danno una prima risposta: a Corcolle nascerà una caserma dei carabinieri, c’è già l’accordo. E oggi si è svolto un incontro in prefettura tra forze dell’ordine e rappresentanti Atac sul tema della sicurezza dei trasporti a Corcolle. In tutto questo c’è anche chi, come Manuel, il nome è di fantasia, ospite del centro di accoglienza di via Novafeltria non ha capito perchè in tanti lo hanno picchiato il giorno dopo l’aggressione alla prima autista. Sa solo che se li è visti arrivare addosso, che gridavano e lo colpivano e che a lui non è rimasto altro da fare che correre. Fino a salvarsi. Era arrivato al centro di accoglienza da poco, e dell’aggressione alle autiste non sapeva nulla. Quando è successo, lui e i compagni di viaggio dormivano, racconta un extracomunitario in uno stentato inglese, perchè appena arrivati a Roma. Fuggito dall’Africa, Manuel non ha trovato l’accoglienza che sperava. Ma oggi, nonostante quello che gli è successo, è tranquillo. Il centro dove è ospitato, aperto alcune settimane fa nel quartiere, per scongiurare l’eventualità di nuove aggressione, rimane presidiato. La situazione, secondo fonti investigatori, è diventata »meno tesa« nel quartiere.

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