Cinema America, l'ultimatum di Sorrentino: "Deve riaprire o rinuncio alla cittadinanza" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cinema America, l’ultimatum di Sorrentino: “Deve riaprire o rinuncio alla cittadinanza”

“Se non riaprono l’America rinuncio alla cittadinanza onoraria di Roma”. Non usa mezzi termini il premio Oscar, per ‘La grande bellezza’, Paolo Sorrentino. Il regista ha lanciato, durante la trasmissione radiofonica di Serena Dandini su Radio2, il suo ultimatum al Campidoglio. Che lo aveva insignito del riconoscimento nei mesi scorsi ma che, dopo lo sgombero dello storico cinema di Trastevere (il 3 settembre), è pronto a rinunciare se la storica sala non dovesse riaprire. Sono tanti gli  esponenti del mondo dello spettacolo che si sono schierati in favore dei ragazzi che hanno animato l’occupazione di quella struttura: Toni Servillo, Carlo Verdone, Paolo Virzì ed Elio Germano. L’ultimo in ordine di tempo è il presidente della Repubblica. Ieri, infatti, Giorgio Napolitano ha preso carta e penna per inviare un messaggio “al signor Valerio Carocci, presidente dell’Associazione Piccolo Cinema America (il forno adiacente al sala dopo lo sgombero concesso dal proprietario in comodato d’uso, ndr), via Natale del Grande 7”. Poche righe, su carta intestata lette davanti al pubblico di piazza San Cosimato, dove è stata ricreata un’arena ed è stato proiettato il film ‘Uomini contro’ di Francesco Rosi. “Non può che considerarsi, in generale, altamente positivo sotto il profilo della storia e della cultura cinematografica, l’impegno di quanti sostengono la presenza diffusa di centri di attività culturale, teatri e sale nei quartieri storici delle nostre città”, ha scritto il capo dello Stato. Anche il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, pressa affinché la sala di via Natale del Grande resti vincolata e non venga demolita. Intanto, il consiglio del I Municipio ha approvato all’unanimità un atto in cui si esprime “la volontà di vigilare su eventuali manomissioni dell’edificio del Cinema America, di promuovere l’apposizione del vincolo come bene culturale a garanzia dell’utilizzo della sala come cinema” “e di promuovere come amministrazione municipale e capitolina che il “soggetto collettivo, giovani, cittadini e figure del mondo cinematografico che in questi due anni hanno vissuto il Cinema America, sia parte del processo di vendita dell’immobile da parte della proprietà”. Ma quello che fa più male ai ragazzi è la lontananza di Marino. L’ultimo appello spetta a Carocci: “Si faccia vivo”.

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