Città metropolitana, l'accusa del minisindaco Catarci: "Ignorati i Municipi" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Città metropolitana, l’accusa del minisindaco Catarci: “Ignorati i Municipi”

«I Municipi, pur scontando sempre la diffidenza del Campidoglio, il personale e i bilanci clamorosamente insufficienti, la negata autonomia patrimoniale, si sono man mano consolidati come l’ossatura della macchina amministrativa capitolina, in primis per il rapporto diretto con la cittadinanza e la capacità di problem solving accresciuta sul campo. In tredici anni di impegno, di costruzione di identità e di comunità, di governo locale, di partecipazione, talvolta di autogoverno insieme al tessuto sociale ed associativo, essi hanno operato per rinvigorire legami interni ai territori, nei quartieri e tra i quartieri. Di queste pratiche a Roma c’è davvero un gran bisogno, in quanto agiscono concretamente – con tutti i limiti evidenti – su due priorità: modernizzare l’apparato istituzionale, nella relazione con le popolazioni delle tante micro-città che compongono Roma Capitale, dal centro alla periferia più lontana; curare l’anima e la convivenza civile, ovvero quelle relazioni umane che danno segni inequivocabili di deterioramento e che in molteplici episodi segnalano il rischio di un’esplosione imminente, da Corcolle a Torpignattara come in altri luoghi solo poco meno arroventati, di una guerra infausta degli Ultimi tra di loro e con i Penultimi della scala sociale». Così in una nota Andrea Catarci, presidente del Municipio VIII. «Ma nei fatti, purtroppo, continuano ad arrivare prove di disattenzione e noncuranza centrale rispetto ai Municipi ed al loro ruolo nel governo della città. Due hanno carattere macroscopico – continua Catarci – In primo luogo va sottolineata la lentezza e la superficialità con cui l’Assemblea capitolina tiene bloccate le proposte di modifica degli articoli 46 e 7 del Regolamento del Decentramento Amministrativo – quelli relativi alla gestione delle entrate tributarie a livello locale e ai rapporti con le aziende di servizio – elaborate dalla Commissione Speciale Roma Capitale presieduta dal consigliere Giovanni Paris insieme agli Enti municipali. Stanno lì, dopo aver già superato vari rilievi dell’apparato tecnico-amministrativo ed in particolare del Segretariato, in attesa di essere iscritte ad un qualche ordine del giorno. Ovviamente senza nessuna fretta…Nel frattempo si istituisce la Città metropolitana di Roma Capitale, necessario strumento di governo dell’area vasta, ignorando del tutto i Municipi romani, che non sono mai chiamati in causa. Non solo non si sostanzia in alcun modo l’espressione ‘Zone di (vera) autonomia amministrativà richiamata dalla Legge Del Rio; si arriva a scegliere di lasciar fuori completamente gli Enti municipali dal futuro assetto della nuova Istituzione. Ciò malgrado le sollecitazioni inviate al Sindaco e alla Giunta capitolina, con cui si suggerivano alcune ipotesi per riparare al mancato passaggio a Comuni urbani o a Zone di Autonomia Amministrativa con forme sostanziali di autonomia e personalità: ad oggi non saranno invitati – con diritto di parola e non di voto – alla Conferenza metropolitana, accanto ai 121 Sindaci, nè potranno partecipare ed intervenire nelle stesse vesti al Consiglio metropolitano, nè si è identificato ua diversa via per garantire ad essi la possibilità, perlomeno, di promuovere proposte ed esprimere pareri.» «La Città metropolitana, insomma, nasce senza i Municipi, con la conseguenza che sarà oltremodo difficile sperimentare davvero collaborazioni tra Roma Capitale e gli altri Comuni. Se è chiaro a tutti che si sta avviando un’istituzione mutilata, si mettano da parte i piccoli calcoli d’interesse territoriale e di partito che finora l’hanno fatta da padrone e si ripari in fretta».

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