Città metropolitana: si vota per cambiare nome alla Provincia, tra lotte intestine e minacce di secessione | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Città metropolitana: un voto per cambiare nome alla Provincia, tra lotte intestine e minacce di secessione

Civitavecchia vorrebbe passare con Viterbo e non è l'unico Comune a pensare di staccarsi da Roma, nel Pd è battaglia per il vicesindaco. Affluenza dell'88%

Città Metropolitana di Roma avanti tutta. Oggi, dalle 8 alle 20, centinaia di sindaci e di consiglieri comunali arrivati dai 121 Comuni dell’hinterland hanno sfilato sotto gli archi di Palazzo Valentini, a Roma, per eleggere i 24 consiglieri metropolitani che da qui al 31 dicembre dovranno stilare lo Statuto del nuovo ente che prenderà il posto della Provincia di Roma. L’affluenza finale, la seconda più alta d’Italia, si è attestata all’88,77%, 1495 votanti su 1684 aventi diritto; lo spoglio inizierà domattina alle 8. Ma se il ‘supersindacò per legge sarà il primo cittadino di Roma Ignazio Marino, la partita vera si giocherà sull’unico nome che eletto non è, il vicesindaco metropolitano, che dovrà essere nominato dallo stesso Marino. E già nel Pd, che prevede di portare a casa tra i 12 e i 13 consiglieri su 24, è spaccatura tra chi vorrebbe un vicesindaco ‘romanò e chi un ‘provincialè. Marino però non vuole farsi tirare la giacca: «Ho la ferma volontà di uscire da ogni schema e scegliere in base al merito. Le correnti? Non le conosco», ha messo in chiaro stamane. Marino è stato il primo degli amministratori romani a votare a Palazzo Valentini. Una lunga coda, divisa tra sindaci di piccoli Comuni schiacciati dal voto pesato previsto dalla legge Delrio («Il mio voto vale un quattordicesimo di quello di un romano» il lamento, non isolato, del sindaco del borgo di Carpineto) e desiderosi di un bilanciamento, e ‘grandi elettorì del gigante Campidoglio. Una piccola folla che dalle prime ore del mattino ha stazionato attorno al Palazzo della Provincia, accompagnata dai propri sponsor e rappresentanti di lista. Nei capannelli si sono affacciati nel corso della giornata gli ufficiali dei partiti: tra gli altri, Maurizio Gasparri, Pietro Tidei, Luca Gramazio, ma anche Roberta Angelilli, Bruno Astorre e Luciano Ciocchetti. In prima fila i principali papabili alla carica di vicesindaco, tutti targati Pd. Il romano Mirko Coratti, sostenuto dai Noidem di Gasbarra, Marroni e della turborenziana Bonaccorsi, oggi guida l’Assemblea capitolina e potrebbe spostarsi a Palazzo Valentini. L’altro romano è Gianni Paris, già ‘del mestierè in quanto presidente della commissione comunale Città Metropolitana, che può contare sull’appoggio dei Giovani Turchi. Favorito appare però un altro Pd, il giovane sindaco di Monterotondo Mauro Alessandri, che ha alle spalle la vasta coalizione che punta su un vicesindaco ‘provincialè, dal senatore franceschiniano Bruno Astorre al presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori, al capogruppo regionale Marco Vincenzi. Alessandri, peraltro, potrebbe paradossalmente trovare come sponsor una grossa fetta dell’opposizione radicata fuori dal Gra, al grido di ‘se dev’essere Pd, che non sia romanò. Outsider, dicono i boatos, potrebbe essere Gemma Azuni, esperta consigliera comunale romana di Sel. Domani, quando finirà il complesso conteggio del voto ponderato e saranno chiari i pesi reciproci delle componenti del partito, la palla sarà definitivamente in mano all’inquilino del Campidoglio.

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