(IM)MOBILITA’
Ore otto e trenta di un mattino qualsiasi. Provate mettervi in marcia per uscire o entrare da Roma, cercate di perforare, bypassare quel compatto mare di macchine ferme sul Raccordo Anulare, sulle vie d’accesso e d’uscita alla città. Ci si muove a passo d’uomo, velocità media: meno di 5 chilometri orari. Quasi un’ora per puntare decisi il muso della macchina verso Latina, sulla Pontina per un percorso di pochi chilometri che abitualmente si compie in una decina di minuti. Un inferno di lamiere, verrebbe da dire usando una espressione arrugginita e abusata. Rassegnati? Tutt’altro. E che a provocare il collasso siano stati alcuni incidenti (uno purtroppo mortale) cambia poco. Anzi, acuisce la rabbia. Perché questo scenario apocalittico quotidiano non è una ineluttabile sciagura, non è un accidente estemporaneo. L'(im)mobilità a Roma non è un gioco semantico, perché di questo si tratta, ma una mobilità senza via d’uscita. Chi amministra la Capitale ha pensato e ideato questa trappola per topi, ha pensato a chiudere le strade del centro per le passeggiate di pochi, ha creato percorsi, le cosiddette Ztl per quei pochi che possono permettersi un pass al costo di oltre 2 mila euro l’anno. Come diceva Sartre siamo condannati a vivere liberi. La libertà in questa metropoli è vivere l’incubo del traffico romano mattutino perché si è costretti a prendere ognuno la macchina per raggiungere il posto di lavoro. Le alternative? Per il sindaco genovese ed ex medico dovrebbero essere le bici. Ma proprio stamani sulla Cristoforo Colombo è morto un ciclista travolto da una macchina. Alla utopia si aggiunge il dolore, lo sconforto. Un buon amministratore è colui che si interroga, come Socrate, e si chiede se sa cosa sta facendo, come e in che modo riuscirà a trovare una soluzione condivisa. I cittadini premiano con il voto una Giunta capace di migliorare la qualità non solo dell’aria, ma della vita. E chiudere al traffico una strada e poi un’altra ancora non è certo il modo per risolvere la questione traffico a Roma. Se l’assessore Improta percorresse ogni mattino tutto il raccordo anulare (senza sirena) forse avrebbe contezza di ciò che è la realtà, non ciò che dovrebbe essere. E se i mezzi pubblici sono scarsi e la linea della metropolitana è ancora un sogno nel cassetto ai romani resta solo la pazienza di aspettare. Domani è un altro giorno. Stefania Pascucci
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