Opera, l'assessore Marinelli: "Non mandiamo a casa nessuno". Fuortes: "Stipendi invariati" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, l’assessore Marinelli: “Non mandiamo a casa nessuno”. Fuortes: “Stipendi invariati”

Razionalizzazione dei costi di produzione, questa la proposta del segretario della Fials-Cisal, Lorella Pieralli

Cinque giorni dopo il licenziamento dei 182 membri di orchestra e coro dell’Opera di Roma il sovrintendente Carlo Fuortes dice che c’è «la ferma intenzione di non lasciare a casa nessuno». È un’apertura. «Nei 75 giorni di trattative con i sindacati il cda auspica questo», afferma Fuortes, che prospetta un contratto di 4 anni rinnovabile per le cooperative che dovrebbero riunire musicisti e cantanti licenziati. La mossa del sovrintendente nel giorno della sua audizione in Commissione Trasparenza in Campidoglio, dove erano assenti tutti i consiglieri del Pd. E nel partito del sindaco Ignazio Marino – presidente della Fondazione Teatro dell’Opera e membro del Cda – cresce l’opposizione ai licenziamenti. «Non vogliamo mandare a casa nessuno», ripete l’assessore capitolino alla Cultura Giovanna Marinelli. Intanto i sindacati proclamano scioperi simbolici, senza interrompere le rappresentazioni nelle 14 Fondazioni liriche e sinfoniche italiane. Le retribuzioni dei giorni di astensione finiranno in un fondo per acquistare pagine sui giornali e spiegare le proprie posizioni. A inizio novembre manifestazione nazionale a Roma. Inoltre ci saranno incontri con i capigruppo e le commissioni di Camera e Senato e iniziative sul territorio. Dal documento unitario di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal, stilato il giorno dopo il coordinamento nazionale a Roma, sparisce la richiesta, pur condizionata, di dimissioni del ministro della Cultura Dario Franceschini. I più duri, la Fials e parte della Cgil, sul punto hanno ceduto per non dividere. Mentre viene consegnata ai delegati sindacali la lettera con la procedura di licenziamento dei 182 dell’Opera, Fuortes dà il via con la sua apertura ai 75 giorni di contrattazioni previsti per legge. «Non lasceremo a casa nessuno», dice il sovrintendente. L«esternalizzazionè di orchestra e coro prevede »due o un soggetto autonomo formato dagli stessi musicisti e cantanti – afferma – con cui si può fare un contratto anche quadriennale e replicabile. Un percorso che consente al teatro di tornare a vivere«. »Si tratta di guadagnare un 20% in produttività – aggiunge Fuortes – ogni professore d’orchestra deve lavorare un 20% in più. (A questa condizione) credo si possano garantire gli stessi livelli salariali o al massimo un 10% in meno«. Al momento, secondo Fuortes, l’Opera costa a ogni famiglia romana 30 euro l’anno. E gli orchestrali lavorano in media 125 giorni su 263. In sostanza cadrebbe il contratto integrativo e resterebbe in vigore solo quello nazionale. Ma la Fials non ci sta. »Se si fa una cooperativa si va fuori dal contratto«, dice il segretario Lorella Pieralli, che propone di ritirare i licenziamenti in cambio di 300 spettacoli l’anno senza aggravi di costi. Nel Pd cresce il fronte anti-licenziamenti. L’ex capogruppo capitolino e ora deputato Umberto Marroni chiede che »il Cda dell’Opera torni sui suoi passi«. Si unisce così al presidente del partito Matteo Orfini, che aveva chiesto l’addio di Fuortes. Non solo. In Campidoglio l’opposizione e Sel sottolineano l’assenza di Marino all’audizione del sovrintendente in Commissione.

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