Omicidio Ciro Esposito, De Santis: "Ho avuto paura e ho sparato, ma non sono un mostro" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio Ciro Esposito, De Santis: “Ho avuto paura e ho sparato, ma non sono un mostro”

– «Sono stato coinvolto in una rissa e ho temuto per la mia vita dunque ho avuto paura e ho sparato». Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato dell’omicidio di Ciro Esposito, ammette per la prima volta di aver fatto fuoco in direzione di un gruppo di tifosi del Napoli durante la rissa scoppiata a pochi metri da viale di Tor di Quinto il 3 maggio scorso. ‘Gastonè lo scrive di suo pugno in una lettera-memoriale inviata via fax nel pomeriggio di ieri ai pm di Roma con la quale annuncia di non sentirsi pronto a sostenere l’interrogatorio fissato per il 9 ottobre. Nella lettera di due pagine, scritta tutta in stampatello, De Santis afferma di aver sparato «per paura» della sua incolumità nel corso della rissa. Fino ad oggi aveva sempre sostenuto di non aver sparato. A questo proposito nella perizia del Ris i tecnici sostengono che De Santis fu prima «sopraffatto dagli aggressori» e poi sparò. Nel documento Gastone motiva la sua decisione di non farsi interrogare affermando che «la verità sta venendo a galla» ma di non sentirsi in grado «di affrontare le domande» dei magistrati. «Non sono il mostro che mi hanno dipinto in questi mesi – prosegue – al punto da pubblicare su internet l’indirizzo di casa dei miei genitori». Motivi di natura psicologica e fisica, dietro il «no» all’atto istruttorio De Santis fornisce anche giustificazioni legate al suo attuale stato di salute. L’interrogatorio è stato fissato nel reparto protetto dell’ospedale Belcolle di Viterbo dove ‘Gastonè è ricoverato da alcuni mesi a causa delle ferite riportate nel corso della rissa con un gruppo di tifosi del Napoli, culminata con la sparatoria e con il grave ferimento di Esposito morto dopo 52 giorni di agonia. In base a quanto si apprende, inoltre, l’ultrà giallorosso sarebbe stato colto nelle scorse settimane da ischemia. De Santis afferma nella lettera di sentirsi molto provato dal punto di vista morale e psicologico anche perchè in questi mesi «è stato trattato come un mostro» al punto che «su internet è rintracciabile anche l’indirizzo di casa dei miei genitori». «Il mio assistito ha chiesto riservatezza sulla lettera», aggiungono gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso. Anche gli inquirenti in relazione alla ricostruzione dei fatti fornita da De Santis mantengono uno stretto riserbo anche se affermano che quanto ammesso da De Santis «non muta il quadro indiziario a suo carico» e la sua versione dei fatti «non toglie e non aggiunge nulla rispetto a quanto sinora acquisito». Ma l’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di Ciro Esposito, attacca: «Ora Daniele De Santis, di fronte all’ evidenza, ammette che è stato lui l’unico a sparare a Ciro Esposito e conferma le parole che Ciro stesso mi riferì in ospedale. Si penta di quanto ha fatto e riveli i nomi di quelli che erano assieme a lui quel pomeriggio». «Assistiamo alla divulgazione della ricostruzione fatta da Daniele De Santis agli inquirenti con l’esplicita richiesta di mantenerla riservata. Tutto ciò non fa che confermare, purtroppo, i timori del nostro assistito sulla pubblicità che si sarebbe data al suo interrogatorio», affermano gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso, legali dell’ultrà giallorosso in merito alla divulgazione delle ammissioni fatte da ‘Gastonè che definiscono «parziali e deformate». I magistrati si recheranno lo stesso giovedì a Viterbo per aprire ugualmente l’atto istruttorio al quale De Santis si potrà sottrarre avvalendosi della facoltà di non rispondere o limitandosi a dichiarazioni spontanee. Al momento, comunque, tutto porta a supporre che giovedì ‘Gastonè, che è in attesa di un nuovo intervento chirurgico alla gamba, faccia scena muta davanti ai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio. I titolari dell’indagine hanno, infine, disposto una consulenza medica sulle cartelle cliniche di De Santis. All’attenzione del medico-legale anche alcune foto, fornite dalla difesa di De Santis, relative ai segni di ferite da arma da taglio presenti sul gluteo e addome dell’ultrà. I tagli furono refertati dai medici del centro clinico di Regina Coeli e da quelli di Viterbo e non dai medici del pronto soccorso del Gemelli che per primi, la sera del 3 maggio, visitarono De Santis.

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