Ebola, è psicosi: panico in Questura, ma è un falso allarme | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ebola, è psicosi: panico in Questura, ma è un falso allarme

– Ebola fa sempre più paura, anche in Italia, dove si registrano in media una decina di segnalazioni di casi sospetti, tutti finora fortunatamente negativi. Le procedure di emergenza sono scattate immediatamente, con il ricovero dei sospetti negli ospedali indicati per l’ emergenza Ebola. A Roma e Milano oggi due allarmi simili, che testimoniano come la guardia sia alta. Nella capitale un immigrato somalo si è accasciato al suolo in preda a forti convulsioni, perdendo sangue dal naso, nell’ufficio Immigrazione della questura. «Aveva convulsioni, febbre alta, perdeva sangue dal naso a fiotti e si è accasciato improvvisamente al suolo». Così il segretario generale del Siulp Saturno Carbone racconta cosa è successo questa mattina nei locali dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma. «L’uomo si è sentito male presso lo sportello della Sala Profughi – spiega Carbone – e chiamato immediatamente il 118, il personale sanitario giunto sul posto, una volta apprese le sintomatologie, si è tenuto a distanza dallo straniero in attesa di disposizioni per circa 20 minuti, mentre i poliziotti facevano da cordone e si sinceravano delle condizioni di salute dell’immigrato. Solo dopo diverse telefonate il personale del 118 accorreva in ausilio, mentre il personale sanitario della Polizia di Stato nel frattempo giunto sul posto, disponeva la chiusura al pubblico dell’Ufficio». L’uomo veniva portato al policlinico Umberto I per accertamenti, al termine dei quali si escludeva un contagio di Ebola, e si stabiliva che quanto era accaduto al somalo era stato in realtà un attacco epilettico. A Milano invece, è stato un imputato ghanese, senza fissa dimora e accusato di furto di rame, durante il processo per direttissima, a sentirsi male, e che in preda alle convulsioni ha iniziato a sputare sangue. Il giudice ha immediatamente deciso di disporre il ricovero per accertamenti all’ospedale Sacco, presidio per l’emergenza Ebola. L’aula delle direttissime è stata immediatamente chiusa. Poco dopo è arrivata un’ambulanza e il giudice Bruna Rizzardi della prima sezione penale, dopo aver parlato con il personale del 118 ha deciso, dato l’allarme Ebola di questi giorni e la possibilità che si possa trattare anche di un’altra malattia infettiva come la Tbc, di disporre l’immediato ricovero del ghanese per accertamenti all’ospedale Sacco. Le udienze sono poi proseguite in un’altra aula del piano terra del Tribunale e il magistrato per precauzione ha indossato dei guanti in lattice nel corso delle udienze. Dopo poche ore è stato escluso il contagio da Ebola per l’imputato, mentre non è ancora accertato cosa lo abbia colpito. – Il ragazzo africano che barcolla negli uffici dell’Ufficio immigrazione della Questura di Roma, il sangue dal naso, il tonfo a terra. Un sospetto atroce chiamato Ebola. La corsa in ambulanza fino al Policlinico Umberto I di Roma. Ma è un falso allarme, un caso di epilessia, che però è bastato a far scattare nella Capitale le procedure d’emergenza nella macchina allestita dalle autorità sanitarie. Ma resta il timore, sempre più diffuso tra gli operatori della sanità, che possa scatenarsi tra i cittadini una psicosi, con chiamate a raffica al 118 e corse in ospedale per ogni colpo di tosse, ogni epistassi, ogni febbre di cui si è testimoni. Specie se a presentare i sintomi è una persona dalla pelle scura. Questa mattina in ogni caso la scena che si è presentata agli occhi di quasi cento persone nella sala profughi della Questura è stata di certo impressionante, raccontano i testimoni. Erano circa le 10, quando K.D., somalo residente in Italia da due anni, «si è presentato allo sportello per rinnovare il permesso di soggiorno – racconta un poliziotto che era in servizio – L’impiegata allo sportello ha notato il sangue dal naso e che era sudato. Lo ha invitato ad andarsi a rinfrescare». Il giovane africano fa per uscire dall’ufficio ma inizia a fremere, barcolla, poi cade tremante sul pavimento. «Aveva convulsioni, febbre alta, perdeva sangue dal naso a fiotti» riporta il segretario generale del Siulp Saturno Carbone. Parte la chiamata al 118. I sanitari, racconta il sindacalista, saputi i sintomi «si sono tenuti a distanza dallo straniero in attesa di disposizioni per circa 20 minuti, mentre i poliziotti facevano da cordone e si sinceravano delle sue condizioni di salute». L’ufficio viene chiuso al pubblico. Come prevedono le linee guida disposte dalle autorità sanitarie, il ragazzo viene portato in uno dei tre centri di riferimento romani per l’allarme Ebola, il Policlinico Umberto I (gli altri sono il Gemelli e naturalmente lo Spallanzani, centro di riferimento nazionale per il virus). Al Policlinico non sono impreparati: è stato predisposto, spiega la direttrice sanitaria Amalia Allocca, «un percorso separato» per casi simili. Mascherina il malato, mascherina l’operatore, in «un’area dedicata del Triage» si ‘intervistà il paziente per sapere se sussistono le condizioni per sospettare l’Ebola. «Da parte della Questura – commenterà più tardi la direttrice – c’è stato un atteggiamento molto prudenziale: mancavano i criteri epidemiologici che potevano far pensare a Ebola»: il somalo infatti «abitava in Italia da molto tempo». Falso allarme, quindi, il secondo in due giorni: ieri, sempre all’Umberto I, il caso di un cittadino del Mali, ricorda il responsabile del Dipartimento Malattie Infettive e Tropicali Vincenzo Vullo. Entrambi sono ricoverati, ma per nulla di contagioso. E anche la Regione Lazio invita a non cadere nella psicosi: certe notizie vanno affrontate «con un raddoppiata dose di cautela». Perchè la paura è un virus più contagioso anche dell’Ebola.

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