Legge di stabilità, il rigore della Regione: allo studio risparmi per non alzare le tasse | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Legge di stabilità, il rigore della Regione: allo studio risparmi per non alzare le tasse

E pensare che già il bilancio 2015 della Regione Lazio doveva essere di estremo rigore. Erano già tutti pronti a tirare la cinghia, prima ancora che si parlasse della legge di Stabilità di Matteo Renzi. Ma ora con l’ulteriore possibile sforbiciata di oltre 400 milioni in arrivo dal governo non è una sola la voce in Regione che parla di «lacrime e sangue». «La manovra ci ammazza», dice qualcun altro. Parole diverse, concetti simili. Priorità è scongiurare l’ipotesi di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, non abbassando le aliquote nel 2016 come invece il governatore Nicola Zingaretti aveva preventivato di fare. E dunque, intanto, si guarda ad altre ipotesi: partecipazioni da dismettere, vendita del patrimonio, borse di studio da limitare. Per questo in queste ore l’assessore al Bilancio Alessandra Sartore starebbe lavorando a pieno ritmo per immaginare scenari possibili, in attesa e nell’auspicio che dall’incontro tra le Regioni e il Governo possa arrivare qualche segnale positivo. Il problema però resta sempre quello: con 400 milioni ex legge di Stabilità, più 180 milioni di tagli eredità dei provvedimenti di Monti-Letta sul groppone, da dove prendere i soldi? In realtà, nelle prime riunioni preliminari sulla previsione di Bilancio 2015, già si stava delineando una nuova, ulteriore, ‘dietà: addirittura, spiega qualcuno, le notizie erano di un taglio del 40 per cento rispetto al bilancio precedente. Già sul piatto ci sono diverse leggi taglia-costi (i consorzi di bonifica, i consorzi industriali, l’unificazione delle società dei trasporti). In Consiglio inoltre si metterà certamente mano alla questione dei vitalizi degli ex consiglieri, che oggi pesano quasi 19 milioni l’anno. E poi, si ragiona nei corridoi della Regione, si può accelerare sulla dismissione del patrimonio immobiliare, si può ragionare sull’unificazione, per esempio, di Festa del Cinema e Fiction Fest. I tempi, però, sono molto stretti e il problema vero si chiama sanità, che da sola fa l’80 per cento della spesa standard. Difficile se non impossibile pensare che una mannaia da oltre 400 milioni possa non toccarla. Ma con i Piani operativi sanitari già approvati (e dal governo stesso), il settore è un terreno delicatissimo, e che peraltro sembrava già avviato sulla via dell’uscita dal commissariamento, con un deficit che a fine anno toccherà, nelle proiezioni, quota 200 milioni. Con la doccia fredda di Palazzo Chigi, l’obiettivo rischia di allontanarsi. Ecco perchè ieri Zingaretti l’allarme l’ha lanciato chiaro e tondo: «Abbiamo programmato per il 2016 la fase della riduzione dell’Irpef e dell’Irap. Se passassero questi tagli i cittadini vedrebbero vanificata l’ipotesi di abbassare le tasse». Toccare il bollo auto, ragiona qualcuno, potrebbe rischiare di allontanare verso altre Regioni le flotte dei veicoli commerciali. Le poltrone? «Ne abbiamo tagliate 500, abbiamo cancellato enti, società inutili, autoblu, stipendi, migliaia di privilegi» scriveva ieri sera su Facebook lo stesso Zingaretti. «Però – c’è chi fa i conti in Regione – anche tagliando 100 stipendi da 100 mila euro… sono »solo« 10 milioni di euro». Lunedì se ne parlerà in una riunione di maggioranza. Nel frattempo gli occhi restano puntati su Palazzo Chigi.

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