Festival di Roma, il gangster-drama firmato Piva | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festival di Roma, il gangster-drama firmato Piva

Tratto da una storia vera e con tanto di libro omonimo firmato dal pubblico ministero Luigi Alberto Cannavale e Giacomo Gensini, sono piombati al Festival di Roma la camorra napoletana anni Settanta firmata da Alessandro Piva con ‘I milionarì (Cinema d’Oggi), quarto lungometraggio del regista autore del pluripremiato La Capa Gira (David di Donatello). Il film narra l’ascesa e la caduta di un clan criminale napoletano attraverso il racconto di un boss Marcello Cavani detto ‘Alendelon’ (Francesco Scianna) e della sua famiglia, divisa tra aspirazione a una vita borghese e desiderio di potere. Oltre Scianna nel film, una sorta di gangster-drama che sarà distribuito da Teodora a novembre, la moglie di Marcello Cavani Rosaria (Valentina Lodovini), Gennaro (Carmine Recano), Babbà (Francesco Di Leva), ‘O Piragna (Salvatore Striano) e Don Carmine Gianfranco Gallo. «Mi rendo conto che questo film ha un tema molto praticato anche da alcune serie tv come ‘Gomorrà, che però noi abbiamo anticipato temporalmente, ma l’idea di fondo è molto diversa. Ovvero che la vita criminale non può che implodere se convivono anima borghese e vita da latitante». E spiega meglio Piva:«ci sono molti modi diversi per guardare questi temi, diverse angolazioni, e io ho scelto la strada meno battuta, quella di fare un gangster-drama all’Americana che permette, tra l’altro, un maggiore approfondimento dei personaggi». Dice invece Valentina Lodovini che al festival di Roma sta in ben tre film (Buoni a nulla di Gianni di Gregorio e Tre Tocchi di Marco Risi): «Per un attore la cosa più importante è che ti fanno fare ruoli diversi. E questa volta mi è toccata Rosaria, moglie di un criminale, ma soprattutto, una donna che viene dalla provincia e si sposa a 16 anni. Lei pensa di poter tenere fuori dalla porta il mondo del marito. Una cosa impossibile. Rosaria è un pò un archetipo di un certo tipo di donna». Per Francesco Scianna fare l’attore invece «vuol dire avvicinarsi senza alcun pregiudizio ai nuovi ruoli. Dimenticare chi sei e onorare personaggio da abitare o che vorresti abitare». Nel caso di Marcello Cavani, «è un personaggio che esiste davvero, ma che non ho potuto incontrare perchè sotto copertura. Lui è sicuramente un uomo attratto dal potere anche se la sua natura più profonda gli dice che in realtà lui è di un’altra pasta. Spero che questa cosa arrivi al pubblico, l’angoscia che questo uomo prova di fronte a questa sua difficoltà».

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