Vescovi: "Matrimoni omosessuali sono un atto abusivo". Se cancellati pronto ricorso all'Ue | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Vescovi: “Matrimoni omosessuali sono un atto abusivo”. Se cancellati pronto ricorso all’Ue

– La trascrizione dei sedici matrimoni tra omosessuali operata dal sindaco di Roma Ignazio Marino è «una arbitraria presunzione» e «non è accettabile». La Conferenza Episcopale Italiana condanna nettamente il riconoscimento di nozze gay contratte all’estero. Oltre a «non essere in linea con il nostro sistema giuridico», fanno notare i vescovi, suggeriscono «una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate». D’altronde – aggiungono – dal Sinodo è uscita con «evidenza» la famiglia composta da «uomo e donna». Durissimo il giudizio espresso anche dalla diocesi di Roma: «Una scelta ideologica, che certifica un affronto istituzionale senza precedenti» basato su una «mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico». E il Vicariato mette in evidenza che «la vita della città chiama ad altre urgenze reali». Un ‘nò deciso arriva anche dal teologo Mauro Cozzoli: «Trovo doppiamente abusivo l’atto del sindaco di Roma, Ignazio Marino, di trascrizione in Campidoglio del matrimonio, avvenuto all’estero ma non ammesso in Italia, di sedici coppie gay. Anzitutto per la sua forzatura legale. Non compete a lui introdurre, motu proprio, in Italia forme alternative di matrimonio». Così commenta con l’ANSA quanto avvenuto oggi a Roma il teologo morale, editorialista di Avvenire e docente alla pontificia università Lateranense. Mons. Cozzoli sottolinea che «è compito del popolo legiferare in merito, attraverso i suoi legittimi rappresentanti nelle assemblee legislative. Questa è la via democratica alla legge». La seconda forzatura riguarda inoltre l’equiparazione dell’unione gay al matrimonio tradizionale. «Trovo eccentrica, ambigua e melensa – osserva Cozzoli – la motivazione del sindaco. ‘Un atto d’amore tra due persone non può non essere riconosciutò. Io difendo il diritto dei cittadini ad amarsi» perchè il matrimonio, «nell’ordine della natura e nel disegno di Dio, è uno solo: l’unione complementare e procreativa di un uomo e una donna, che è alla base della famiglia e del bene e diritto dei figli». «La celebrazione e il riconoscimento come unioni matrimoniali di altri tipi di coppie, avvenuto in taluni stati – afferma ancora il teologo -, non cambia l’ordine naturale delle cose ma è da esso giudicato. Il problema è il valore simil-matrimonio dato ad esse. A queste ‘altrè coppie si riconoscono diritti patrimoniali, non matrimoniali».

Si sono sposati all’estero e oggi hanno visto registrato il loro matrimonio anche nel paese in cui vivono, l’Italia. Una registrazione che avrà vita brevissima perchè il Prefetto di Roma ha ribadito anche oggi che, in rispetto della legge, annullerà tutti gli atti sottoscritti dal sindaco Marino. Ma le 16 coppie hanno già annunciato che ricorreranno, dal Tar fino alla Corte europea dei Diritti dell’uomo, per vedere riconosciuto un loro diritto che da oggi porta anche la firma del sindaco di Roma. E non è escluso che a ricorrere sarà anche il sindaco Marino che ha annunciato: «difenderò la mia scelta fino in fondo». Insomma uno slalom tra sentimenti e carte bollate, una battaglia che sembra ideologica ma è molto concreta. Perchè vedersi trascritta, e dunque riconosciuta, un’unione contratta all’estero non è solo un sogno romantico ma ha ricadute ben concrete per coppie che, la festa di oggi in Campidoglio lo ha sancito anche plasticamente, hanno una vita normale con incombenze normali. Doveri e diritti normali. Insomma un’unione contratta all’estero e non riconosciuta è una «questione di diritti negati» – spiega – il presidente del Circolo Mario Mieli, Andrea Maccarrone che elenca tutti quei diritti «scontati per le coppie etero» ma negati alle coppie gay: «da quella di potersi sposare nel proprio paese, appunto, all’assistenza in ospedale; dalle visite in carcere alla possibilità di avere un regime di comunione dei beni, dal congedo matrimoniale al congedo per paternità-maternità». Per non parlare del versante fiscale: «queste coppie non hanno diritto agli sgravi concessi alle famiglie, alla pensione di reversibilità, agli assegni famigliari». «Se poi il figlio si ammala, uno dei due genitori, quello che non è nulla per lo Stato italiano, non può chiedere permessi al lavoro. Allora sono necessarie le procure, i notai, le carte da ballo, È un continuo fare atti privati, esporsi, tutte cose che generano ansia e umiliano», spiega Maccarrone. In una frase, per le coppie omosessuali, «manca il diritto alla dignità, all’uguaglianza e alla libertà di scelta». «La Cassazione, nel 2012, ha stabilito che la famiglia omosessuale esiste – dice Maccarrone – e nel codice civile italiano non c’è un divieto esplicito verso gli omosessuali che decidano di sposarsi, come invece accade se si tratta di fratello e sorella, padre e figlia, madre e figlio o persone già sposate. Si cita la parola coniugi praticamente ovunque, solo sporadicamente le parole marito e moglie. Insomma il distinguo giuridico è sottile: invitiamo il Prefetto Pecoraro, anche in virtù di questo, a disubbidire ad Alfano». «Secondo l’ultimo censimento, quello del 2011, sarebbero 8.000 in Italia le coppie di fatto omosessuali, 500 delle quali con figli. Ma sono numeri sottostimati. A Roma in una sola settimana sono state trovate 16 coppie: cosa si aspetta a varare una legge, come avvenuto in Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia o Danimarca? L’Italia è l’unico paese a non prevedere forme di unione tra persone dello stesso sesso, è una questione di diritti. E la legge italiana non può negarli», conclude.

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