Opera, Fials Cisal: "Ecco i veri sprechi del Teatro" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, Fials Cisal: “Ecco i veri sprechi del Teatro”

«Nei documenti che il sovrintendente è stato chiamato a consegnare alla Commissione trasparenza del Campidoglio c’è quello che noi consideriamo ‘Il libro degli sprechì del Teatro dell’Opera, quello che noi da tanto denunciamo. Facchini pagati troppo, allestimenti scenici costosi, spese di trasporto magicamente lievitate. Siamo noi ad aver denunciato tutto questo alla Commissione, dopo numerose riunioni col Teatro». A parlare è Lorella Pieralli, vicesegretario provinciale Fials Cisal. «Sui facchini e sulle loro prestazioni – spiega – il Teatro non ha mai esercitato un vero controllo. Si ha poi un’idea delle condizioni in cui versa il materiale scenico e di quanto costa allestirlo e stiparlo una volta utilizzato? Spesso marcisce o viene bruciato per fare posto ad altri che marciranno a loro volta. Alcuni trasporti di scena in magazzino poi costano molto. Ma quando gli spazi sono pieni si arriva anche a distruggere le scenografie, con un ulteriore aggravio di spesa». «Nel 2012 – spiega poi la sindacalista – ci sono stati aumenti anomali su queste voci e abbiamo chiesto i motivi; 400mila euro in più di spese per trasporti e facchinaggio; costi della pulizia storicamente aumentati ogni anno del 30-40% circa a fronte dello stesso servizio; aumento di 1,2 milioni di euro di spese artistiche, ovvero quelle relative al costo di registi, cantanti, coreografi: ma se gli interpreti erano gli stessi per lo stesso numero di recite, cosa ha portato a questo aumento? E poi, perchè i servizi vari sono aumentati del 50% in un anno, passando da 4 a 6 milioni di euro?». «Si sono alzati i costi col pretesto della qualità e dell’ innovazione degli allestimenti – denuncia Pieralli – Spesso le ditte esterne di fornitura sono scelte dai registi, e questo dà vita a degli oligopoli in Italia. E ora si fa pagare tutto ai lavoratori dipendenti, che sono l’unico costo fisso e prevedibile fermo dal 2005. E l’immagine che sembra racchiudere stagioni di sprechi è quella della nave di ferro e legno entrata in Teatro per circa 10 secondi per la rappresentazione della Manon, a febbraio, e costata circa 20mila euro. Una nave che non poteva nemmeno essere lì perchè chiudeva ben due uscite di sicurezza. Come del resto tutti gli allestimenti faraonici, come anche l’enorme cubo in plexiglas del Faust di pochi anni fa, che vanno a giacere in magazzino, al contrario di quanto accade in Europa».

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