Il Maxxi si svuota per diventare una piazza d'arte | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il Maxxi si svuota per diventare una piazza d’arte

Vuoto. Eppure pienissimo. Di storie, voci, suoni. Il Maxxi, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, cambia pelle e si mostra come mai prima d’ora, completamente svuotato, per «Open Museum Open City», progetto che fino al 30 novembre lo trasformerà in un grande Foro romano, tra istallazioni sonore di artisti come Justin Bennet, Lara Favaretto, Bill Fontana o Philippe Rahm e un calendario di performance, narrazioni, concerti, dibattiti. «È un progetto di rottura, poetico, speciale – spiega il presidente della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri – Abbiamo deciso di porci in una visione nuova, di svuotare il museo per metterci in ascolto: innanzitutto delle installazioni sonore, ma anche della polis e della produzione contemporanea, aprendo totalmente questa istituzione. Abbiamo deciso di abbattere le barriere, fisiche ed emotive, che spesso allontanano il pubblico e i giovani dai nostri musei». Così, mentre il Maxxi festeggia il logo nuovo di zecca ispirato al concetto di dinamicità, «Open Museum Open City» (o «OMOC» come è stato subito ribattezzato) trasforma i suoi spazi in ambienti urbani o intimi, spirituali o politici, dove il suono racconta l’Origine del cosmo con l’opera di Ryoji Ikeda, il confine tra Natura, libertà o limite con Francesco Fonassi, la Città Lì fuori, Qui dentro con le interpretazioni di Bill Fontana, Justin Bennet e Haroon Mirza, l’Arte con la postazione radio di RAM. E poi l’Insurrezione che verrà, tra il Doing di Lara Favaretto e A room of Rhytms-Curva del turco Cevdet Erek e persino il Don Chisciotte letto in codice Morse da Jean-Baptiste Ganne. Ma OMOC, curato dal direttore artistico del Maxxi, Hou Hanru, è anche un vero e proprio festival, che animerà le sale del museo ogni giorno a partire dalle 15, con molti degli artisti espositori protagonisti di eventi e performance. E poi le percussioni di Yannis Xenakis; i corpi dei danzatori della compagnia francese Les Gens d’Uterpan; le Narrazioni di Chiara Fumai, Elisa Strinna, Valentina Vetturi e Marinella Senatore; i giochi degli Esercizi per la Rivoluzione; il Delirious NY che il gruppo OHT ha tratto dal libro di Rem Koolhaas. E poi film con Ila Beka e Amos Gitai, fotografie e gli incontri con Marco Belpoliti, Massimo Cacciari, Andrea Cortellessa, Lucia Goracci. «Un progetto come questo – racconta Hanru – non sarebbe stato possibile in nessun altro posto al mondo. Tutti i musei oggi vogliono essere ‘chiusì con le loro costose collezioni, praticamente dei mausolei dell’arte. Per noi, invece, un museo deve essere completamente aperto per aiutare la società a ripensare perchè abbiamo bisogno dell’arte. Il contesto della crisi può essere un contesto di grandi opportunità». E allora grande attenzione anche al portafogli. L’intero progetto, racconta la Melandri, «è costato 400 mila euro. Una cifra che in genere spendiamo per mostre che occupano solo una parte del museo e della quale 150 mila euro sono finanziati dall’Enel.». Sempre l’Enel, poi, ogni week end offrirà l’ingresso gratuito a tutti i ragazzi under 26, mentre una speciale politica di prezzi prevede un primo ingresso a 11 euro e la possibilità di tornare per seguire i diversi eventi al costo di 5 o 3 euro.

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