Festival di Roma, Scimeca presenta il suo rivoluzionario Fra Biagio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festival di Roma, Scimeca presenta il suo rivoluzionario Fra Biagio

– Biagio, che dà il titolo al nuovo film di Pasquale Scimeca oggi al Festival di Roma nel concorso Cinema d’oggi, è una persona vera, anche se fuori della Sicilia poco nota. Si chiama Biagio Conte ed è un San Francesco dei giorni nostri, «che questo film proprio non lo voleva, pensava fosse un peccato d’orgoglio. Lui non vuole apparire mai, difficilmente si fa intervistare, poi a forza di insistere ci ha risposto: se Gesù vuole il film si farà. E anche se questo film è povero quanto lui, 600 mila euro, si è fatto». Come il frate d’Assisi, Biagio indossa il saio e con la serenità della fede tutti accoglie: poveri di Palermo, della Sicilia, migranti e donne in difficoltà nelle sue tre Missioni di Speranza e Carità che in città tutti conoscono e amano. «È in corso la procedura per il riconoscimento dell’ordine fondato da lui, testimonianza vivente di quei valori che rispettano l’uomo e la natura, rifiutano la civiltà del consumismo. Biagio – dice all’ANSA Scimeca – non è un resistente ma un rivoluzionario vero, di quelli che fanno i fatti e non solo proclami». Ad interpretarlo è Marcello Mazzarella, attore e lui stesso ex barbone, come ricorda oggi alla presentazione del film. «Volevo fare l’attore, sono venuto a Roma e per tre anni ho fatto la fame vera, vivevo per strada, mi hanno aiutato la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, certe sere non avevo neanche un bicchiere di latte. Un giorno ho avuto la fortuna di fare il provino con Raul Ruiz per il film su Proust e la mia vita è cambiata, così quando mi sono imbattuto in Biagio e in questo film ho pensato che era proprio destino, anch’io sono stato un ultimo», dice con coraggio Mazzarella. Il film sarà distribuito dalla stessa Arbash di Scimeca con l’Acec, il circuito delle sale cattoliche da fine novembre e ha anche una distribuzione internazionale. Scimeca ha un approccio laico, ma il suo personaggio e il film stesso mettono a confronto con la spiritualità. «L’abbiamo espulsa dalla società per metterci al centro i beni, le cose, il consumo, invece la spiritualità è qualcosa che ci appartiene e la ricerca di questa è un bisogno primario. Bisogna guardare a questi temi con occhi nuovi, la fede è un dono, ma prima di tutto è ricerca, non è qualcosa di astratto, ma di molto concreto, è prima di tutto aprirsi agli altri e amare il prossimo come te stesso. È questa la testimonianza di Biagio». Conte è un uomo di 50 anni, nato ricco ma che ad un certo punto della sua vita ha voluto dare un senso alla sua esistenza spogliandosi di tutto, vivendo di niente, se non della carità degli altri per poi diventare lui stesso missionario. Il film ripercorre la sua storia e la sua contraddizione, «la voglia di andare tra i monti a pensare a Dio da eremita e il dovere che sente di aiutare il prossimo», dice Scimeca, il regista di Placido Rizzotto e Rosso Malpelo. «Fratel Biagio è un paradigma di questo nostro tempo che ha messo al centro la civiltà del consumismo. Ha fatto scelte radicali di ribaltare tutto per mettere al centro l’uomo».

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