Cgil, un fiume rosso invade le strade di Roma cantando “Vincerò”. Uniti contro job acts e Renzi
Tre ‘fiumì rossi, dalla Stazione Termini, da piazzale dei Partigiani, dall’Università La Sapienza, tutti a confluire in una piazza San Giovanni stracolma, rossa, con le bandiere della Cgil arrivate da tutta Italia per manifestare a Roma contro le politiche del governo di Matteo Renzi. E per cantare, con i loro ‘compagnì artisti licenziati dall’Opera di Roma, oggi sul palco, un ‘all’alba vincero» che ha già il sapore della rivalsa. Un milione di persone, secondo il sindacato, una marea di operai, studenti, pensionati, immigrati, disoccupati, precari, famiglie con bambini che per tutta la mattina non ha smesso di arrivare in piazza, complice anche una splendida giornata di sole. Un’atmosfera di festa che ha contagiato anche Susanna Camusso che durante il corte ha cantato insieme ai manifestanti una ironica parodia della sigla del cartone animato Ufo Robot dedicata a Matteo Renzi, ‘superMatteo noi siamo quà. Un’affluenza cosi alta di ‘Conservatori di coraggiò (come recita il maxicartello di S. Giovanni) che gli organizzatori devono cambiare i loro piani: già alle 8 del mattino piazza della Repubblica è piena, si parte prima del previsto, attorno alle 9. Quando la testa del corteo arriva a San Giovanni, c’è ancora chi deve partire da Termini. Stesso copione a piazzale dei Partigiani, a Ostiense. Dalla Sapienza partono invece i movimenti e gli studenti della Rete sociale di Roma: appendono uno striscione al Colosseo, ’14 novembre sciopero totale generalè. «Renzi penalizza la nostra generazione», dicono. Ma ci sono studenti anche in testa al corteo principale: ‘Lavoro, dignità, uguaglianzà recita il loro striscione, e saranno loro a organizzare un flash mob, una corsa contro il numero chiuso nelle facoltà. Ci sono anche i partiti della sinistra: Sel, Rifondazione, gli striscioni della lista Tsipras. La sfida è trovare una bandiera del Pd: ne appare in piazza una, sparuta, portata da una donna di Firenze a cui però «Renzi non è mai piaciuto». Quello che non manca, al contrario, sono proprio le critiche al presidente del Consiglio. Quelle macabre, come la bara nera della Fillea, perchè ‘il Jobs Act seppellisce i dirittì, quelle dai risvolti drammatici (‘tagliare 100 mln dal fondo di non autosufficienza è pura meschinita«, recita un cartello), le voci della protesta (»i pensionati non sono bancomat«), i confronti col passato (‘Renzusconì). Ma a prevalere, nei confronti del ‘nemicò Renzi, è l’ironia. Ed ecco le mille variazioni sul tema di Pinocchio, i ‘Gufi felicì di non credere alle promesse del premier, le ‘forbicì del jobs act che tagliano i diritti, le spillette in vendita con l’effigie di ‘Matteò e la scritta ‘Licenziamolò, ma anche allusioni pesanti e iperboliche (il fucile di legno con la scritta ‘La prossima volta porto quello verò) e battute salaci, in particolare dai ‘suoì toscani, arrivati in massa assieme agli emiliani, i calabresi, i siciliani, i veneti, sotto le mille sigle dell’universo cigiellino, i fratini rossi dei ‘Nonni al lavorò accanto a quelli di ‘Largo ai giovanì. La musica preferita è quella di Caparezza e dei Modena City Ramblers (‘El Presidentè, scritta originariamente per il Cavaliere), ma anche la sempreverde ‘Contessà. Il clima è ordinato, nonostante la folla. Tensioni in piazza solo quando alcuni studenti bloccano il traffico a Porta Maggiore con uno striscione, suscitando l’ira degli automobilisti, prima di ritornare sul percorso per S. Giovanni. Sotto le centinaia di palloncini rossi arriva anche una parrucca di plastica impiccata: è lo ‘scalpo dell’articolo 18 offerto all’Europà. E poi i tamburi dei lavoratori immigrati, i turbanti dei Sikh indiani dall’Emilia, i ‘gigantì di cartapesta da Vibo Valentia. Ma dopo il discorso di Susanna Camusso – che nomina Renzi scatenando fischi e infiamma la piazza al grido di ‘Al lavoro, alla lottà – il finale è per l’inno della Resistenza, ‘Bella Ciaò.
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