Truffa da 3 milioni al consorzio Confidi: arrestati 4 imprenditori | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Truffa da 3 milioni al consorzio Confidi: arrestati 4 imprenditori

A finire in manette con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata e abusivismo finanziario, sono M.N., M. P. S., G. M. e M. B., tutti di Roma. Il rilascio delle polizze, senza la solidità patrimoniale e finanziaria necessaria, aveva in realtà l’unico scopo di consentire ai due coniugi M. N., M. P. S., attraverso il Consorzio Confidimpresa S.c.p.a. di Roma e con la complicità di altri indagati, di appropriarsi per fini personali dei premi versati dai clienti; questo lo scenario emerso dalle complesse indagini condotte dalle Fiamme Gialle sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma. Le indagini trovano origine nel 2012, quando al termine di un’ispezione antiriciclaggio svolta nei confronti del Consorzio interessato, erano state sequestrate oltre 3.800 polizze fideiussorie, la cui abusiva emissione aveva comportato una raccolta di premi superiore a 13 milioni di euro, a fronte di un capitale garantito di circa 500 milioni. Alcune polizze erano state emesse addirittura a garanzia di vari enti pubblici, tra cui la presidenza del Consiglio dei ministri, alcuni ministeri (Interno, Ambiente, Sviluppo Economico), diverse Amministrazioni regionali, provinciali e comunali, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del Demanio, Tribunali, Prefetture, Questure, Università, Aziende Ospedaliere, vari Enti previdenziali e assistenziali (INPS, ENASARCO, INAIL, Cassa Nazionale Ragionieri e Periti), alcune Federazioni sportive (quella di pallamano e di pallavolo). Gli ulteriori approfondimenti investigativi, svolti anche attraverso l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, hanno delineato un quadro ben più pernicioso: la distrazione di oltre 3 milioni di euro dalle casse del Confidi verso i conti correnti degli indagati, mediante il ricorso a sistematici bonifici e prelevamenti di contante. Altri fondi sono stati drenati attraverso società fittiziamente intestate a prestanome, prive di qualsivoglia struttura aziendale. L’epilogo investigativo è stato segnato dal successivo, ineludibile, fallimento del Consorzio, intervenuto nel 2013, e la conseguente pesante accusa di bancarotta fraudolenta.

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