Bufera sulle multe non pagate da Marino, raccolta firme per le dimissioni. Il sindaco: "Falsificati i dati" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Bufera sulle multe non pagate da Marino. Il sindaco: “Falsificati i dati, arrestare i colpevoli”

Il chirurgo dem ipotizza una manipolazione elettronica e denuncia: "Dossier falso, costruito da chi vorrebbe una Capitale che funzioni sulla base di favori e tangenti"

«So che in questo momento i carabinieri stanno interrogando una serie di testimoni e faranno luce identificando chi ha manomesso il sistema informatico del comune di Roma affinchè venga arrestato». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino commentando il caso multe a margine dell’inaugurazione del primo tratto della metro C.

Se l’opposizione conta di farlo cadere sul Watergate romano delle presunte multe non pagate, Ignazio Marino introduce un elemento che già fu chiave nel grande scandalo americano: l’effrazione. Il sindaco di Roma ha infatti denunciato ai carabinieri che sarebbero stati manipolati i suoi dati nel sistema informatico che gestisce i permessi della Zona a traffico limitato (Ztl). Un colpo di scena che arriva come un terremoto sulla politica capitolina. «È sparita l’autorizzazione che ha permesso alla Panda (di Marino) di circolare nella Ztl nel periodo tra la scadenza e il rinnovo del permesso», afferma il Campidoglio. E il sindaco in un video attacca: «È un dossier elettronico falso», costruito da chi «vorrebbe una capitale che funzioni sulla base dei favori e forse delle tangenti». «Ma noi siamo diversi e non ci facciamo spaventare», conclude Marino nel filmato, in cui mostra le stampate dei due documenti che a suo dire dimostrerebbero l’intrusione e la manipolazione dei dati. In uno, datato 6 novembre, il suo permesso esiste, nell’altro visualizzato due giorni dopo non c’è più. sostiene Marino. «Questa amministrazione sta pestando i piedi a molte persone – dice – »ma noi siamo diversi e non ci facciamo spaventare da questo clima e dall’attitudine a costruire dossier«. Ma non solo. »Qualcuno in queste ore è entrato con dolo nel sistema per manipolare i miei dati e creare un danno alla mia credibilità – accusa Marino -. È un reato grave, previsto dall’articolo 615 ter del codice penale punibile con la reclusione sino a 8 anni. Queste cose accadono per avvelenare il clima in città. Per quanto mi riguarda vado avanti senza farmi toccare da questi atti criminali. Conto sulle mie idee e non mi faccio spaventare dalle calunnie«. Il contrattacco di Marino con la visita ai carabinieri della stazione San Lorenzo in Lucina arriva nel giorno il cui il partito che sta cavalcando di più il caso, Ncd, denuncia »le bugie« del sindaco a annuncia di chiedere l’accesso agli atti. »Marino ha dato quattro versioni diverse – dice prima della denuncia del sindaco il senatore Andrea Augello, esponente storico della destra romana -. Non ci fu alcun disguido sulle multe. Non aveva nessun permesso provvisorio, non aveva la sua targa inserita in nessuna ‘white list’, non aveva presentato nessuna domanda alla scadenza rimanendo in attesa della risposta dall’agenzia« della Mobilità. E dopo la mossa di Marino Augello afferma: »Credo che la Procura di Roma sia ormai obbligata ad interessarsi a questa vicenda. Qualora non risultasse alcuna manipolazione del sistema informatico, il sindaco ha l’obbligo di dimettersi«. L’ex vicesindaco del Pdl Sveva Belviso, ora consigliere capitolino e leader di Altra Destra, evoca il Watergate: »Si ha sempre più l’impressione che Marino sia disperato come Nixon«, il presidente Usa travolto dallo scandalo all’inizio degli anni Settanta.

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