Tangenti Di Stefano: 'operazione dal costo esorbitante' | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Tangenti Di Stefano: ‘operazione dal costo esorbitante’

Lazio Service, «società partecipata al 100% dalla Regione Lazio», ha versato ad una società riconducibile al costruttore Antonio Pulcini, in due momenti diversi, 3 milioni e 395 mila euro e 3 milioni e 792 mila euro. Si tratta del prezzo, che i pm della Procura di Roma, che indagano su una presunta maxi tangente pagata dagli imprenditori Pulcini, definiscono «esorbitante e fuori mercato» per la locazione di due immobili in via del Serafico, nella zona Eur a Roma. Ed è proprio su questa operazione, chiamati tangenti Di Stefano, che i magistrati ipotizzano il coinvolgimento anche del deputato Pd (ora autosospeso) Marco Di Stefano. Le cifre emergono dalle carte dell’indagine che i magistrati di piazzale Clodio intendono chiudere entro la fine di questo mese. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti l’ok a queste due operazioni di locazione sarebbe stato ottenuto grazie al ruolo dell’allora assessore al demanio della Regione Lazio. «L’illecito operato di Di Stefano veniva retribuito da Pulcini assicurando» all’attuale deputato una somma di denaro (per chi indaga 1,8 milioni di euro) e altri benefici«, scrivono i pm della procura capitolina. Negli atti delle indagini la procura scrive che Di Stefano »in esecuzione di un medesimo disegno criminoso e nella qualità di assessore al Demanio e rappresentante dell’azionista unico Lazio Service, società partecipata al 100% dalla Regione Lazio, per compiere un atto contrario ai propri doveri promosse e autorizzò al solo fine di soddisfare gli interessi economici dell’imprenditore Antonio Pulcini la ricerca di una nuova sede« per Lazio Service. Nella ricostruzione dell’accusa si fa riferimento all’assemblea della società Lazio Service del 5 agosto 2008. In quell’ambito veniva deliberato »su indicazione del socio unico Regione Lazio, rappresentato -giusta delega del presidente Marrazzo – dall’assessore Di Stefano, l’autorizzazione al reperimento di una nuova sede dove de localizzare la quasi totalità dei dipendenti della società«. Dalla lettura del verbale di assemblea »si evince – scrivono i magistrati capitolini – che l’esigenza di spostare il personale fu evidenziata, da ultimo, con lettera a firma Di Stefano e che lo stesso assessore nel corso della riunione prendeva atto che per la soddisfazione di tale esigenza si rendeva necessario il reperimento di una nuova sede adeguata a contenere tutto il personale di Lazio Service. Che questi si impegnava altresì a fornire la necessaria copertura finanziaria per questa operazione«. Ma Di Stefano si è detto pronto a spiegare tutto ai magistrati.

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