Alzheimer, più sprint al cervello grazie alle terapie non invasive

Più sprint al cervello con terapie non invasive contro l’Alzheimer, grazie a tecniche di stimolazione magnetica transcranica (Tms) abbinate ai trattamenti di riabilitazione, che migliorano le funzioni e aumentano l’autonomia nel vivere quotidiano. Questo uno degli argomenti del convegno «Approccio non convenzionale alla malattia di Alzheimer: dalla ricerca alla cura» promosso dal Policlinico Gemelli di Roma e dall’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina. «La riabilitazione cognitiva – spiega Paolo Maria Rossini, direttore dell’Istituto di Neurologia dell’Università Cattolica al Policlinico Gemelli – è una realtà nei trattamenti per l’Alzheimer. Di recente è stato proposto l’utilizzo dei metodi di stimolazione non invasiva del cervello che utilizzano campi magnetici di brevissima durata ed elevata intensità in grado di attivare in modo selettivo le strutture cerebrali sottostanti lo stimolatore». Tale metodica si è arricchita anche delle tecniche di neuro-navigazione che consentono di stimolare con precisione le aree del cervello interessate, individuate grazie alle immagini di risonanza magnetica. «Negli ultimi due anni – prosegue Rossini – sono stati effettuati studi sempre più significativi che abbinano le tecniche di stimolazione cognitiva con quella di Tms». Tra i dispositivi medici all’avanguardia utilizzati, un’apparecchiatura messa a punto in Israele, ora disponibile a livello di sperimentazione al Fatebenefratelli di Brescia, all’Università di Pavia e all’Università Cattolica-Policlinico Gemelli. Pazienti con una forma iniziale di Alzheimer saranno inoltre sottoposti a 6 settimane di trattamento in cui verranno forniti loro dei test via computer: durante l’esecuzione il sistema di Tms ‘energizzà la risposta delle aree cerebrali coinvolte con precisione grazie alla tecnica di neuro-navigazione.(