Cucchi, il garante dei detenuti: "Picchiato prima prima dell'arrivo in tribunale" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cucchi, il garante dei detenuti: “Picchiato prima prima dell’arrivo in tribunale”

Una verità ancora lontana. Una chiarezza ancora mai raggiunta. Torna a far parlare, a dividere le coscienze la morte di Stefano Cucchi. E oggi a sollevare nuovamente dubbi è stato il garante dei detenuti del Lazio che, durante un convegno sulle carceri, ha riproposto «l’altra verità». «Stefano Cucchi era già stato picchiato prima di arrivare al Tribunale di piazzale Clodio», ha affermato senza mezzi termini Marroni. Ma non solo. «Dal pomeriggio dell’arresto fino alla mattina dopo era stato nelle mani dei carabinieri, aveva girato tre caserme». Di qui la richiesta di «chiarezza». Insomma come dire, suggerisce Marroni, ci sono degli attori della vicenda a cui finora è stata data poca importanza, ‘e sono i carabinierì. Far emergere la verità su quelle ore precedenti all’arrivo del geometra romano nelle aule del Palazzo di Giustizia, quando Stefano, che morirà una settimana dopo all’Ospedale Pertini, entrò già con «il volto segnato, segni che indicavano che era stato picchiato. Ma da chi?» si chiede Marroni. «Spero che le indagini si facciano sul serio, e non sulla base di emozioni. Ci vuole razionalità», aggiunge. Quella che potrebbe essere mancata in un processo che si è concluso, suscitando veementi reazioni, con l’assoluzione in appello di tutti gli imputati, medici e agenti della penitenziaria. Ma, suggerisce Marroni, «io, già quando accadde la vicenda, dissi una cosa semplice riguardo a questo ragazzo che spacciava droga. Io non so cosa gli sia successo nel quartiere. Poi è stato preso dai carabinieri, ha girato tre caserme. Nell’ultima poi è arrivata la Croce rossa alle 4 del mattino, senza un medico, che gli ha toccato il polso e ha detto che andava tutto bene». Stefano «è stato nelle mani dei carabinieri dal pomeriggio fino alla mattina dopo, e prima ancora nel quartiere, dove aveva dei rapporti col mondo della droga». Anzi, ricorda ancora Marroni, i carabinieri furono subito chiamati fuori dal caso dall’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Lui disse ‘i carabinieri non c’entrano. Ma dopo quale indagine lo disse? E con quale indagine disse che non c’era niente prima di piazzale Clodio? Ma bisogna pensare al prima dell’arrivo. Di tutto questo non ho visto analisi, esami, indagini: ho visto solo accentuare l’attenzione sul carcere e sul tribunale». Una ipotesi che ha portato, appunto, alle assoluzioni e ha spinto la famiglia del ragazzo, in testa la sorella Ilaria, a organizzare lo scorso 8 novembre una fiaccolata a piazza Indipendenza, ai piedi del Csm, perchè il caso fosse riaperto. E qualcosa si è mossa. Come ad esempio l’apertura di un fascicolo della procura di Roma dopo l’esposto presentato dalla Cucchi contro il medico legale Paolo Arbarello, accusato di aver «con la sua consulenza orientato l’inchiesta». E dopo il monito delle più alte cariche dello stato e le proteste delle famiglia potrebbe presto esserci una inchiesta bis. Per dire mai più a casi come quello di Stefano Cucchi.

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