Vaticano, addio al cardinale Angelini: l'ultimo porporato nato a Roma | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Vaticano, addio al cardinale Angelini: l’ultimo porporato nato a Roma

Ultimo cardinale nato a Roma, ultimo vescovo ancora in vita tra quelli ordinati da Pio XII, primo presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari, della cui nascita fu primo ispiratore, grande amico di Giulio Andreotti e influente personalità di curia nel dopoguerra e fino agli anni Ottanta, impegnato in missioni «diplomatiche» a Cuba e in Russia ai tempi della Guerra Fredda, Fiorenzo Angelini è morto la scorsa notte a 98 anni. I funerali sono fissati per lunedì alle 15, all’altare della cattedra di San Pietro, celebrati dal card. Angelo Sodano, e il Papa si unirà alla fine per benedire la bara. Con la morte di Angelini il collegio cardinalizio scende a 209 componenti, di cui 113 elettori e 96 non elettori in un eventuale conclave. Fiorenzo Angelini era nato il primo agosto del 1916 nel quartiere Campo Marzio, e da oggi nel collegio cardinalizio – i cui componenti per le norme della Chiesa devono essere incardinati nella diocesi di Roma – non c’è più neppure un porporato che sia nato a Roma. Giovane prete, le foto d’epoca lo ritraggono accanto a Pio XII tra le macerie nel quartiere San Lorenzo, dopo il bombardamento alleato. Sacerdote dal 1940, il giovane è inviato ad aiutare il parroco di San Michele Arcangelo, una parrocchia dell’estrema periferia di Roma, a Pietralata: qui c’era bisogno di tutto e nessuno era in grado di fornire il minimo di assistenza. Angelini si rimbocca le maniche per dedicarsi alla gente sofferente. Fonda il Segretariato di Assistenza al popolo, un’organizzazione che riesce ad assistere migliaia persone. Apre poi in Via Pannonia una mensa per i più poveri. Nel 1947, quando già da due anni è assistente maschile di Azione cattolica, organizza con Luigi Gedda il grande incontro dell’Azione Cattolica con Pio XII, portando in piazza duecentocinquantamila persone. Con Gedda, don Angelini si batte, il 18 aprile 1948, contro una possibile affermazione elettorale del «Fonte Popolare» di sinistra. Però, al tempo stesso, conserva anche buoni rapporti con Antonello Trombadori, elemento di spicco del Pci. Nell’assemblea dei vescovi italiani del maggio 1978, l’ arcivescovo di Firenze, Giovanni Benelli, accusa la Dc per la ‘194’, la legge sull’ aborto. Mons. Angelini sfuma: essa è figlia della ‘«situazione italianà». Il 13 maggio 1981, al Gemelli, mentre Papa Wojtyla, ferito da Ali Agca, lotta contro la morte, mons. Angelini è tra i pochi ammessi a seguire l’ intervento chirurgico. Il primo marzo 1989 è designato presidente del Pontificio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, sotto la cui egida intesse reti di solidarietà fin oltre la cortina di ferro e convoca teologi e Premi Nobel di tutto il mondo. Ma, nell’ estate 1989, ‘Comunione e Liberazionè diffonde una battuta di Ciriaco De Mita: «Ho moralizzato il partito, tranne che a Roma, perchè a Roma ci sono Andreotti, Sbardella e mons. Angelini». Il 28 giugno 1991, mons. Angelini è creato cardinale da Papa Wojtyla. Per decenni ha rappresentato la Chiesa romana nella struttura sanitaria della Capitale, è anche uscito indenne da accuse di malasanità, esibendo conti accurati sugli aiuti ricevuti. Angelini ha fatto parte della storia di Roma, non solo ecclesiale, ma anche sociale e civile. Amicissimo di Andreotti, – che disse di lui «il cardinale pur non facendo direttamente politica è stato per noi di grandissimo sostegno», – ha sempre difeso l’esponente della Dc dalle accuse per cui è stato processato.

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