Ebola, il paziente risponde alle cure. Per lo Spallanzani nessun rischio contagio per i lavoratori | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ebola, il paziente risponde alle cure. Per lo Spallanzani nessun rischio contagio per i lavoratori

Il medico di Emergency ricoverato allo Spallanzani ha cominciato ieri il trattamento sperimentale che è stato ben tollerato. Il farmaco utilizzato è stato ottenuto con una procedura speciale per l’importazione dei farmaci non registrati. Lo hanno reso noto i medici dello Spallanzani in un incontro stampa per la lettura del bollettino medico. – Il medico di Emergency affetto da Ebola è stabile ma presenta ancora febbre a 38,5 gradi. Tuttavia «non presenta nuovi sintomi caratteristici della malattia, in particolare non ha segni emorragici». Lo hanno reso noto i medici dello Spallanzani leggendo il bollettino medico. Il paziente, hanno affermato i medici dello Spallanzani leggendo il bollettino medico, è ancora febbrile e alle 11 di oggi la temperatura corporea era di 38,5 gradi. Le sue condizioni, hanno detto, «sono stabili e la pressione è normale».- Il personale medico-sanitario che ha in cura il medico di Emergency affetto da Ebola e ricoverato allo Spallanzani non rappresenta «un rischio maggiore per la comunità». Lo ha affermato il direttore scientifico dell’Istituto, Giuseppe Ippolito, sottolineando che tutto il personale in questione segue rigide procedure di sicurezza. La scelta di utilizzare «personale dedicato, ovvero che si occuperà esclusivamente del paziente affetto da Ebola – ha spiegato Ippolito – è stata fatta anche per ridurre l’impatto psicologico relativo a questo compito, ma non in relazione ad un rischio maggiore». Ciò vuol dire, ha sottolineato, che tale personale «non rappresenta un rischio per la comunità». I medici e gli infermieri della task force che si occupano del paziente zero, in tutto 30 persone, sono infatti sottoposti a rigide procedure di sicurezza. Per questo, ha detto Ippolito, «non ci sono limiti o raccomandazioni particolari, a meno di incidenti che ovviamente auspichiamo non si verifichino». L’Istituto ha infatti adottato «procedure rigide; ciò non significa – ha concluso il direttore scientifico – che gli incidenti non si possano verificare, ma vi è il massimo livello di attenzione».

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