Regione Lazio, Corte dei Conti: "Debito cresciuto ma rispettato patto di stabilità" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Regione Lazio, Corte dei Conti: “Debito cresciuto ma rispettato patto di stabilità”

«Il saldo di parte capitale – annotano ancora i magistrati contabili – chiude con un considerevole nonchè apparente avanzo di +1.690 milioni di euro che trova giustificazione nell’aver fatto ricorso all’anticipazione di liquidità ai sensi degli articoli 2 e 3 del dl 35/2013, iscritta nel titolo 6 dell’entrata ‘accensione di prestiti e altri finanziamenti a medio e lungo termine per 3.875 milioni di euro. Il risultato di esercizio 2013 (nelle sue componenti della gestione di parte corrente pari a -3.357 milioni di euro, della gestione di parte capitale pari a -453 milioni di euro e delle variazioni delle attività finanziarie pari a -34 milioni di euro) porta ad un saldo negativo di -3.884 milioni di euro. Lo stock totale dei residui attivi al 31 dicembre 2013 iscritti al bilancio ammonta a 8.022 milioni di euro. Lo stock totale dei residui passivi ammonta a 12.877 milioni di euro».

Per quanto riguarda il Patto di stabilità interno «la Regione Lazio ha raggiunto per il 2013 gli obiettivi programmatici posti». È quanto si legge nell’introduzione del presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Anna Maria Carbone Prosperetti, al rendiconto dell’esercizio finanziario 2013 della Regione Lazio. Inoltre, la spesa per il personale nel 2013 è stata di «227 milioni di euro in riduzione rispetto all’anno precedente del 7,56%. Rispetto alla forza lavoro presente al 31 dicembre dell’anno precedente il numero complessivo dei dipendenti regionali è diminuito di 152 unità».

«Senza voler entrare nel merito di scelte rientranti nella esclusiva competenza e responsabilità della giunta e del consiglio regionale, si segnala che, sotto il profilo tecnico-contabile, il percorso di risanamento dei conti pubblici non può che passare da un rigoroso contenimento della spesa corrente, agevolando, nello stesso tempo, la riduzione del debito». È quanto si legge nell’introduzione del presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Anna Maria Carbone Prosperetti, al rendiconto dell’esercizio finanziario 2013 della Regione Lazio. Nella relazione sono contenute, nel dettaglio, le cifre dei conti regionali: «Al netto delle partite di giro, a fronte di previsioni definitive di entrata di 27.918 milioni di euro, si sono registrati accertamenti per 25.138 milioni e riscossioni di competenza per 20.515 milioni. A fronte di previsioni definitive di spesa per 23.610 milioni di euro, gli impegni sono risultati pari a 24.675 milioni e i pagamenti di competenza a 16.692 milioni di euro. I dati contabili dell’esercizio finanziario 2013 in relazione agli aspetti contenutistici del bilancio regionale evidenziano una situazione di preoccupante tensione, con un risultato di amministrazione finanziario pari a -6.819 milioni di euro. Il saldo di parte corrente presenta un risultato negativo di -1.227 milioni di euro. Ciò significa che la Regione, con le sole risorse ordinarie accertate nell’esercizio 2013, non è riuscita a dare copertura agli impegni assunti a carico delle spese correnti e delle quote capitale per il rimborso prestiti da restituire nell’esercizio. Trattasi di un dato negativo costante nel triennio 2011-13 sebbene in miglioramento rispetto all’esercizio finanziario 2012».

«L’analisi dei dati finanziari relativi al settore sanitario mostra per il 2013 un sostanziale mantenimento del deficit d’esercizio che, secondo i dati trasmessi dalla Regione, si attesta a -736,7 milioni di euro, con un lieve aumento rispetto al risultato d’esercizio del 2012, che era stato quantificato in – 720,5 milioni, con la precisazione che su tale livello di deficit, da tre anni a questa parte, l’amministrazione non riesce ad incidere». È quanto si legge nell’introduzione del presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti Anna Maria Carbone Prosperetti al rendiconto dell’esercizio finanziario 2013 della Regione Lazio. Dal confronto «con altre Regioni soggette al piano di rientro», emerge però che rispetto al deficit di partenza nel 2007, che nel Lazio si attestava a 1,611 miliardi, «il risultato del Lazio in termini di riduzione percentuale del deficit si dimostra tra i più rilevanti». La Corte invita dunque a «una necessaria assunzione di responsabilità in termini di un sostanziale riadeguamento del sistema, dovendosi impegnare finalmente a effettuare scelte capaci di incidere, una volta per tutte, sulle cause che tale deficit determinano».

«Per quanto riguarda l’indebitamento, nel rendiconto 2013 l’esposizione debitoria regionale complessiva perviene a 14.818 milioni di euro, aumentando del 31,62% rispetto al dato 2012, pari a 11.259 milioni di euro, a causa dell’anticipazione di liquidità di cui al decreto 35 del 2013 accertata e riscossa per un importo di 3.785 milioni di euro». È quanto si legge nell’introduzione del presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Anna Maria Carbone Prosperetti, al rendiconto dell’esercizio finanziario 2013 della Regione Lazio. «Il ricorso non monitorato degli anni passati all’autorizzazione a spesa di investimento in disavanzo di competenza – si legge ancora – cioè in misura superiore rispetto alle entrate dell’anno, raggiungendo il pareggio di bilancio con modalità solo figurative, ha infatti determinato un aumento esponenziale del disavanzo finanziario ed effettivo pervenuto a livello non più riassorbibile con mezzi propri. Tale situazione comune a più Regioni, ma che nel Lazio ha raggiunto cifre di assoluta rilevanza ha indotto il legislatore nazionale ad intervenire con il decreto 35» attraverso cui «ai debiti di funzionamento verso terzi, pagati con anticipazione di liquidità, si è sostituito un debito di finanziamento, di pari ammontare verso lo Stato che andrà restituito in 30 anni gravato dagli interessi». I magistrati contabili dunque suggeriscono di procedere con la «riduzione/razionalizzazione delle spese inutili e/o improduttive ovvero nell’aumento delle entrate/diminuzione delle spese derivanti dalla dismissione/razionalizzazione del patrimonio immobiliare regionale».

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