Mafie, manifestazione per il giudice minacciato. Zingaretti: "Parlarne primo passo per combatterle" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafie, manifestazione per il giudice minacciato. Zingaretti: “Parlarne primo passo per combatterle”

La presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha rinnovato la propria vicinanza e quella della commissione al giudice Lucia Aielli, «per la gravissima intimidazione che ha coinvolto anche le figlie minorenni». Il messaggio della Bindi è stato inviato all’Anm di Roma e Latina in occasione della manifestazione di solidarietà al giudice Aielli, promossa per questa mattina dall’associazione dei magistrati. «Un gesto vile e criminale – afferma tra l’altro Bindi – sul quale occorre fare presto piena luce ma che esige anche una mobilitazione civile e pubblica, che segnali il rifiuto della cittadinanza alle pressioni della criminalità organizzata, in un territorio particolarmente esposto alle infiltrazioni dei poteri mafiosi. Non lasceremo soli i magistrati di Latina nel loro difficile impegno per la legalità e la giustizia». La commissione parlamentare Antimafia ha programmato per il prossimo 12 dicembre una missione. «Sarà l’occasione per testimoniare tutta la nostra attenzione e approfondire i problemi di questa provincia» conclude Bindi.  «Le mafie nel Lazio ci sono, é sbagliato non dirlo, e parlarne é il primo passo per esserne coscienti. È la precondizione per combattere un fenomeno che é già entrato nella nostra economia». Lo ha detto il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, intervenendo all’iniziativa ‘Educare alla cittadinanza. Oltre l’Io… noi contro le Mafie«, in corso presso l’Istituto Galileo Galilei di Roma. L’evento dedicato alle scuole, a cui ha partecipato anche Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, è inserito nel programma del primo meeting regionale della legalità, ‘Lazio senza Mafiè, promosso dalla Regione e organizzato dall’Osservatorio per la sicurezza e la legalità, dal progetto ABC-Arte, bellezza, cultura e da Sviluppo Lazio. Quattro giorni (dal 26 al 29 novembre) di dibattiti, proiezioni, presentazioni di libri, con l’obiettivo di parlare il più possibile di mafie, far conoscere la storia delle vittime, gli affari e i pericoli di un fenomeno ormai radicato anche nel Lazio. Riciclaggio, legalità come fattore di competitività, enti locali e strumenti di contrasto alle mafie, riutilizzo dei beni confiscati, ecomafie, educazione alla cittadinanza responsabile: questi i temi del meeting, che vanta la partecipazione, tra gli interlocutori, del procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, il procuratore di Tivoli Luigi de Ficchy, il presidente della terza sezione del Tribunale per le misure preventive Guglielmo Muntoni, il coordinatore della DDA di Roma Michele Prestipino, la prof.ssa Paola Severino, l’on.Ermete Realacci, l’on. Doris Lo Moro, il dirigente della Squadra Mobile Renato Cortese ed esponenti della Giunta, del Consiglio regionale, dell’associazionismo, delle istituzioni, delle forze sociali e produttive. »Abbiamo voluto organizzare ‘Lazio senza mafiè per diversi motivi – ha spiegato Zingaretti – Uno é legato a una mia esperienza di quando ero studente: quando uccisero Falcone decidemmo di organizzare un campeggio antimafia a San Vito Lo Capo, e sulle prime i turisti dicevano di noi tutto il peggio possibile, perché sostenevano che gli stavamo rovinando la vacanza. Ma con il passare dei giorni iniziarono a frequentare sempre di più le serate che organizzavamo, e il campeggio si concluse con una manifestazione in cui loro erano in prima fila. Per questo dobbiamo parlare di mafia, é il primo passo per esserne coscienti. Ma se le mafie nel Lazio ci sono, c’é anche chi dice che c’è un Lazio che non vuole le mafie. Le istituzioni qui fanno una scelta di campo, – ha sottolineato -organizzando un primo meeting regionale. Insieme possiamo essere più efficaci, più forti. E poi c’é il tema della scuola, – ha concluso Zingaretti – che é fondamentale per dare capacitá critica. Guai a chi si azzarda a tagliare un centesimo sulla scuola pubblica, che é il pilastro produttivo del nostro Paese«. «Mi fa piacere, perché non capita tutti i giorni, che una Regione senta profondamente dentro di sé la necessità di mobilitare le forze per riflettere seriamente su un tema in cui c’è bisogno di mettere la testa, di conoscere per diventare persone più responsabili. Il cambiamento ha bisogno di noi, anzi, noi dobbiamo essere il cambiamento». Lo ha detto il fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, intervenendo all’iniziativa «Educare alla cittadinanza. Oltre l’Io, noi contro le Mafie», in corso presso l’Istituto Galileo Galilei di Roma. Per Ciotti è giusto «chiedere alle istituzioni di agire, ma non chiediamo ad altri di fare se noi, per primi, non facciamo la nostra parte: ossia avere voglia di conoscere per non essere superficiali, perché c’è troppo sapere di seconda mano. Conoscere é responsabilità e viceversa, perché solo conoscendo possiamo impegnarci per il cambiamento. In questo momento di crisi, le mafie sono tornate forti, – ha sottolineato -, inquinano la politica e distruggono il nostro futuro». Secondo Don Ciotti, quindi, «la prima grande riforma da fare in Italia, paradossalmente, è una autoriforma delle nostre coscienze, il cui risveglio comincia dalla scuola. Abbiamo alle spalle 400 anni di camorra, oltre 150 anni di Cosa nostra e 120 di ‘ndrangheta. Guai a credere che le mafie siano un problema del sud – ha avvertito – Le mafie sono trasversali in tutto il nostro Paese. Anche nel nord est sono le mafie che prestano i soldi alle piccole imprese. Nel 1900, in Sicilia Don Luigi Sturzo pronunciò parole profetiche: »la mafia ha i piedi in Sicilia e la testa forse a Roma. Diventerà più crudele e disumana, la mafia risalirà l’intera penisola per portarsi al di là delle Alpi«. Le mafie non sono un mondo a parte, ma parte del nostro mondo. Non si sono infiltrate, sono radicate». Don Ciotti ha esortato i ragazzi presenti a non dimenticare, inoltre, «che corruzione e mafie spesso, nel nostro Paese, sono due facce della stessa medaglia, perché è la corruzione a creare i presupposti». Riguardo ai beni confiscati alle mafie, «dobbiamo dire grazie ad una procura che sta dando un’accelerata – ha evidenziato – È una squadra che alza i coperchi e scopre di tutto. Il nostro cuore in questo momento è su quella piazza di Latina per Lucia Aielli e per un altro procuratore Lombardo a Reggio Calabria, perché sono persone che fanno bene il loro mestiere, ci mettono faccia e professionalità per cercare la verità. Ma chi fortemente si impegna per costruire giustizia ed informare rischia la vita. La democrazia nel nostro Paese, però, ce l’hanno consegnata uomini e donne che hanno lottato con sacrificio. Non eravamo liberi e c’è chi ci ha liberato, consegnandoci la costituzione. La democrazia ci offre due grandi doni: – ha concluso – dignità umana e giustizia, sociale innanzitutto, ma la democrazia non starà mai in piedi senza un terzo pilastro che la sorregga: la responsabilità».

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