Ebola, peggiora il medico di Emergency: si prova una nuova cura | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ebola, peggiora il medico di Emergency: si prova una nuova cura

Dopo le speranze dei giorni scorsi, in cui i bollettini medici del medico italiano di Emergency contagiato da Ebola parlavano di ‘miglioramentò, torna a salire l’ansia per le condizioni dell’infettivologo, che oggi è invece peggiorato. Per cercare di combattere il virus l’ospedale Spallanzani ha deciso di provare una nuova arma, un farmaco mai usato prima in aggiunta alle due terapie già in atto. Dal pomeriggio di ieri il medico «ha avuto un progressivo peggioramento – spiega il bollettino medico -. Ha iniziato ad avere disturbi gastrointestinali importanti (nausea, vomito e diarrea). Ha febbre elevata, superiore a 39 gradi, le sue condizioni generali sono peggiorate, lamenta profonda spossatezza e sonnolenza. Il paziente tende ad assopirsi ma è facilmente risvegliabile, risponde a tono alle domande poste e riesce a deambulare autonomamente nella stanza. I valori dei globuli bianchi e delle piastrine sono sostanzialmente stazionari. Normale la funzione renale e modesta alterazione della funzionalità epatica». L’aggravarsi delle condizioni ha fatto optare i medici per una terapia più aggressiva, che oltre all’antivirale e al plasma di una persona guarita già somministrati nei giorni scorsi ora prevede un nuovo farmaco. Il trattamento, ha spiegato il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, agisce sulla risposta immunitaria ed ha un meccanismo finalizzato alla riduzione delle infiammazioni. Ad oggi era stato utilizzato in altre condizioni ma non in pazienti con Ebola. A seguire con ansia gli sviluppi delle condizioni del medico c’è la famiglia, moglie e due figlie, che si è chiusa nel più stretto silenzio. È la moglie, con voce provata, ma ferma, che al telefono rifiuta di commentare la situazione: «non rilascio alcuna dichiarazione», si limita a dire. Nel frattempo in Africa occidentale, e soprattutto in Sierra Leone, dove lavorava il medico contagiato, il virus continua a mietere vittime. Il numero di casi dall’inizio dell’epidemia in Africa occidentale ha superato quota 16mila, arrivando a 16.169, mentre i morti sono 6.928, afferma l’ultimo bollettino dell’Oms, secondo cui dallo scorso mercoledì i nuovi casi accertati sono stati 268. L’epidemia, afferma l’agenzia Onu, sembra stabilizzarsi in Liberia e Guinea, mentre è ancora in ascesa in Sierra Leone. Sembrano invece essersi arrestati i contagi in Mali, dove si è verificato un piccolo focolaio di otto casi dopo che il virus era stato portato da una bimba di due anni e da un Imam, entrambi provenienti dalla Guinea. «In questo momento – ha comunicato il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita durante il summit dei paesi francofoni – ci sono 285 persone sotto osservazione ma senza segni di malattia». Le speranze in parte sono riposte nel vaccino ‘italianò, quello più avanti nella sperimentazione. Si professa ottimista Alfredo Nicosia, sviluppatore scelto dall’Oms per studiare il vaccino. «La risposta immunitaria dei primi test è stata buona – afferma da Firenze, dove ha partecipato a un incontro per i 60 anni di Ge-Nuovo Pignone – e non ci sono effetti collaterali particolari».

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