Pd, Marino guarda avanti: “Io sono per il cambiamento ma serve unità”
Quelli della ‘due giornì del Pd al Teatro Quirino non se la ricordano un’assemblea così. Si guardano in faccia, si ritrovano, fanno proposte. Discutono, insomma. Come si fa in un partito. E si ritrovano, siglando una pace, almeno apparente, attorno al sindaco Ignazio Marino, così messo in discussione nelle ultime settimane, coprendo la sua voce con gli applausi quando dice alla platea: «Io sto dalla parte del cambiamento. Sono certo che tutti i circoli e il Pd decideranno di stare dalla parte del cambiamento. Così saremo uniti e continueremo uniti». Unità e cambiamento sono le parole chiave di questa assemblea programmatica, dove la ‘vecchià guardia, ex assessori che oggi siedono anche in parlamento, ha cercato di dare il suo contributo per restituire un senso di appartenenza al partito che a Roma l’ha smarrito. E, ammonisce il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, «non si esce dai problemi di Roma senza una straordinaria ambizione politica, penso che dobbiamo avere questa consapevolezza». Politica, terza parola chiave della convention, messa spesso da parte a favore di caminetti, correnti e diatribe interne che hanno rischiato di vanificare una vittoria a tutti i livelli: «Vorrei che noi – sottolinea Marino – che ci siamo confrontati col voto dei cittadini, che abbiamo responsabilità di governo al nazionale, alla Regione e al Comune possiamo essere orgogliosi di questa fase storica». E poi: «In questi giorni si è parlato molto dei miei rapporto con Pd. In in questa sala ci sono, e io sono orgoglioso delle loro storie, tante persone che prima hanno avuto altre tessere di altri partiti importanti, sono un contributo essenziale. Ma io rivendico il fatto che prima della tessera Pd, non ne ho avute altre. Io sono un nativo del Pd e ne sono orgoglioso». Adesso sta al sindaco concretizzare il cambiamento: in un rimpasto di giunta, non ancora arrivato, che potrebbe concludersi la prossima settimana, in un cambio di agenda che mette al primo posto le periferie (in questa direzione lo stanziamento di 13 milioni di euro per la creazione di un fondo speciale per le periferie), in un nuovo rapporto con la sua maggioranza. Lo dice bene il neocapogruppo Fabrizio Panecaldo, «dobbiamo metterci in gioco tutti». In ballo c’è tanto, come spiega altrettanto bene l’assessore alla Trasformazione urbana Giovanni Caudo: «Chiedo al Pd la rieducazione alla speranza», per una Roma che «non ha bisogno di grandi opere pubbliche ma di un insieme di piccoli progetti». Più Roma, insomma, meno giochi di poltrone. Anche il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone sale sul palco per dare il suo contributo, dopo aver messo in allerta sul rischio infiltrazione mafie a Roma: «Giovanni Falcone diceva che sulla scrivania di ogni magistrato e di ogni investigatore dovrebbero essere incise le parole ‘Possiamo sempre fare qualcosa». L’ideatore della due giorni, il segretario del Pd romano Lionello Cosentino, è l’ultimo ad uscire dalla sala. Politico di navigata esperienza, oggi si dice soddisfatto. Il sindaco prima di abbandonare il Teatro gli si avvicina e gli sussurra in un orecchio: «Grazie, mi è stato molto utile».
Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login