Imprenditore sequestrato, nella banda anche l'ex moglie di De Rossi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Imprenditore sequestrato, nella banda anche l’ex moglie di De Rossi

– Sequestrato, picchiato e seviziato con un coltello per costringerlo a pagare 200 mila euro. Un incubo durato alcune ore quello vissuto da un imprenditore romano di 36 anni, caricato con la forza su un’auto e portato in un appartamento in zona Roma sud dove è stato pestato da quattro ‘picchiatorì. Tra i mandanti del sequestro ci sarebbe una donna, Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore giallorosso Daniele De Rossi e figlia di Massimo, ucciso nel 2008. La 31enne è tra le otto persone arrestate la scorsa notte dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma e si trova ora ai domiciliari. Gli arrestati sono ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di usura, estorsione, rapina e lesioni gravissime. Le violenze risalgono al 17 luglio del 2013 e sono avvenute proprio nell’appartamento della ex moglie di De Rossi, in un lussuoso condominio al Torrino. La vittima, titolare di una società che opera nel settore degli impianti fotovoltaici, ha raccontato di essere stato prelevato da due uomini che non conosceva mentre era in attesa di un amico in un bar dell’Eur. «Tieni la testa abbassata», gli avrebbero imposto durante il breve tragitto in auto fino all’appartamento. Lì sarebbe stato malmenato e i suoi aguzzini avrebbero infierito più volte con un coltello sul cuoio capelluto per costringerlo a pagare 200 mila euro relativi a un prestito usurario. L’uomo sarebbe stato anche minacciato di morte. «Se non paghi in cinque giorni ti spariamo alla testa» gli avrebbero detto. E in particolare da Tamara Pisnoli: «Sai quanto ci metto a fà ammazzà una persona? Basta che metto diecimila euro in mano a un albanese, non ci mette niente». Solo dopo alcune ore, sanguinante, sarebbe stato lasciato per strada in stato confusionale in zona Trullo. Poco prima di rilasciarlo gli aggressori hanno preso il Rolex e circa 900 euro in contanti. Trasportato in ospedale, è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni per frattura alle ossa nasali e varie contusioni. Qualche giorno più tardi l’uomo ha presentato una denuncia ai carabinieri e sono scattate le indagini. Gli investigatori di via in Selci hanno identificato gli autori delle violenze, nonostante la vittima avesse più volte negato di conoscerli, e ricostruito che la spedizione punitiva era stata organizzata per un ‘recupero creditì. In particolare Tamara Pisnoli in passato aveva acquistato dalla vittima una licenza per la produzione di energia con impianti fotovoltaici, pagandola 80 mila euro, ma poi venuto meno il suo progetto d’impresa avrebbe preteso di riavere indietro i soldi con gli interessi (150mila euro). Gli altri mandanti sarebbero due fratelli di 30 e 37 anni, entrambi con precedenti, che avevano prestato centomila euro all’imprenditore, applicando interessi usurai. Prima del sequestro, l’uomo aveva già pagato in 6 mesi oltre 340mila euro, ma pretendevano ulteriori 86mila euro. Per il gip di Roma l’aggressione è stata «sicuramente decisa» da Tamara Pisnoli. Una donna, scrive il giudice che ne ha chiesto gli arresti domiciliari, «con indole violenta, con un’abitudine a rapporti improntanti alla sopraffazione e all’intimidazione, che gestisce la sua enorme ricchezza appoggiandosi ad ambienti criminali». «Pisnoli ha dato la sua piena disponibilità a essere sentita dai magistrati – dice il suo legale Cesare Placanica -. Non nega il suo coinvolgimento in una vicenda commerciale, ma non c’entra nulla con quanto accaduto dopo per una esasperazione degli animi. Il reato di sequestro non ha retto davanti al Gip».

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