Tangenti, Di Stefano si difende: "Mai affari con Guagnelli" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Tangenti, Di Stefano si difende: “Mai affari con Guagnelli”

– Ha scelto di non rispondere ai pm che gli contestano una tangente da 1,8 milioni di euro. Marco Di Stefano, il deputato Pd indagato dalla procura di Roma per corruzione, falso e abuso d’ufficio, ha detto loro di aver bisogno di recuperare serenità per ricostruire vicende datate prima di fornire una versione. Per questo Di Stefano ha annunciato che presenterà presto una memoria «riepilogativa con allegati documenti – ha dichiarato – per chiarire le complicate vicende che mi riguardano e conseguentemente di sottopormi alle domande degli inquirenti». Un breve periodo di tempo, quello invocato dal deputato autosospeso per «riacquistare – ha aggiunto – una minima serenità personale e familiare che mi permetta di ricostruire, con precisione e in maniera documentata, avvenimenti e vicende varie e diverse tra di loro, che risalgono a diversi anni fa, rispetto ad alcune delle quali sono venuto a conoscenza di avere un coinvolgimento solo in quest’ultimo fine settimana». Secondo l’ipotesi di lavoro dei pm Maria Cristina Palaia e Corrado Fasanelli, la mazzetta sarebbe stata versata a Di Stefano quando era assessore al Demanio della Regione Lazio, nella giunta Marrazzo, dai costruttori Antonio e Daniele Pulcini quale compenso per la locazione di due loro immobili alla società «Lazio service», controllata dalla Regione. Se per quell’episodio Di Stefano, difeso dall’avvocato Francesco Gianzi, ha scelto la strada del silenzio, altrettanto non ha fatto sulla misteriosa sparizione, avvenuta 5 anni fa, dell’imprenditore Alfredo Guagnelli, ritenuto dagli inquirenti una sorta di suo braccio destro. Rispondendo, questa volta come testimone, al pm Tiziana Cugini, titolare di quel procedimento, Di Stefano ha ribadito di non aver avuto rapporti d’affari con lui. Già in occasione di una prima convocazione in procura, Di Stefano dichiarò che Guagnelli, ritenuto destinatario di una tangente da 300 mila euro sempre da parte dei costruttori Pulcini, «non è mai stato un mio assistente o collaboratore, ma un semplice amico con cui condividevo esclusivamente momenti di vita privata e mai la mia attività politica». «Non sono mai stato a conoscenza delle sue attività e dei suoi rapporti imprenditoriali – aggiunse – e posso escludere categoricamente che sia stato mai coinvolto in vicende che potessero interessare la Regione Lazio».

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