Mafia, la Regione vuole fermare le infiltrazioni: pronto il blocco degli appalti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia, la Regione vuole fermare le infiltrazioni: pronto il blocco degli appalti

Bloccare tutto, congelare le gare pubbliche per verificare, prima di ogni altra cosa, se la Piovra romana sia riuscita davvero a introdurre un tentacolo nei gangli decisionali della Regione Lazio. Nei palazzi dove si muovono le somme più imponenti, dalla sanità in giù. Lo ha deciso il governatore Nicola Zingaretti, che ha disposto oggi «un’indagine conoscitiva presso tutte le principali centrali appaltanti della Regione quali Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per conoscere se società legate all’inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici, e il loro esito». E intanto, in attesa degli esiti delle verifiche, il presidente della Regione ha ordinato «la sospensione dell’assegnazione delle gare in corso». «Vista la gravità e l’eccezionalità della situazione – ha spiegato – occorre senza indugio portare alla luce qualsiasi tentativo di aggressione o infiltrazione possibile e nel caso fare chiarezza, mettendo a disposizione della Procura tutte le informazioni acquisite». Che la Regione Lazio fosse nel mirino della cosiddetta Mafia Capitale non è certo sorprendente: è lì, più che in Comune, che passano gli affari economicamente più sostanziosi. Come una «non meglio precisata gara da 60 milioni», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma, forse legata al mondo dei servizi Asl, anche se ci sarebbero diverse gare attorno a quella cifra su cui si stanno facendo verifiche proprio in queste ore, su cui evidentemente la presunta Cupola aveva messo gli occhi, se è vero che l’ex Nar Massimo Carminati – per gli inquirenti il boss dell’organizzazione – intercettato a maggio scorso si premura di ricordare che in Regione potevano contare in quel senso anche sull’appoggio di Luca Gramazio, capogruppo di Forza Italia: «Se c’è da dà una spinta…» afferma Carminati. E Gramazio da oggi non è più capogruppo: ha presentato «dimissioni irrevocabili» per dedicarsi, afferma, «con tutto il mio impegno alla difesa della mia onorabilità e della mia storia politica». Su Gramazio, il cui nome insieme a quello del padre, l’ex senatore Domenico, ricorre spesso nell’ordinanza della magistratura di Roma, pesano le accuse di associazione di tipo mafioso, corruzione aggravata e illecito finanziamento. Il suo posto alla guida del gruppo, sussurrano i corridoi della Pisana, dovrebbe essere preso da Adriano Palozzi. Ma quello del gruppo di FI non è stato l’unico cambio della guardia di oggi: Cristian Carrara, del gruppo Per il Lazio, ha sostituito alla presidenza della commissione Cultura Eugenio Patanè (Pd), l’altro consigliere regionale finito nel registro degli indagati della Procura di Roma, nel suo caso con l’accusa di turbativa d’asta e illecito finanziamento. Ieri, ironia della sorte, a poche ore dalle dimissioni si è votato in Aula proprio un ‘suò provvedimento, la legge sullo spettacolo dal vivo. E Patanè è stato visto nei corridoi della bouvette dei consiglieri in preda a un profondo sconforto. Per entrambi gli indagati, che l’altra mattina si sono trovati i carabinieri alla porta dei loro uffici, la solidarietà bipartisan dei colleghi consiglieri.

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