Mafia capitale, Renzi: "Uno schifo, fare presto i processi". La pulizia per l'ok alle Olimpiadi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, Renzi: “Uno schifo, fare presto i processi”. La pulizia per l’ok alle Olimpiadi

Matteo Renzi è disgustato per il sistema di corruzione che sta emergendo nell’indagine capitolina. Un disgusto che si unisce anche all’irritazione perchè la bufera mediatica sulla capitale ha oscurato alcuni goal cruciali del governo in questi giorni, come il jobs act e la chiusura della vertenza Ast. Per questo il premier, oltre a chiedere a Matteo Orfini di fare «pulizia» dentro il Pd romano, vuole dimostrare che il governo non si fa fermare dai ladri. E il rilancio ci sarà a giorni, quando il premier annuncerà che la candidatura per le Olimpiadi di Roma nel 2024 resta in piedi. Dopo la rinuncia di Mario Monti, il presidente del consiglio aveva ripreso in mano il progetto di provare a dare alla capitale il «sogno» delle Olimpiadi. Un progetto messo a rischio dopo l’inchiesta che ha spazzato politica e affari romani e la decisione di governo e Campidoglio di coinvolgere Raffaele Cantone per passare al vaglio tutti gli appalti concessi nella capitale. Ma Renzi non vuole rinunciare. Anzi le Olimpiadi possono diventare l’occasione per dimostra che la capitale si sa rialzare in modo pulito dalla corruzione e dal malaffare. Per questo, per una vera ripartenza, il presidente del consiglio auspica che la giustizia faccia velocemente. «Chi ruba – sostiene il leader Pd – deve essere giudicato e messo dentro, poche ciance. Nessuna scorciatoia, nessun buonismo, nessun compromesso». Niente sconti per la politica, a prescindere dal partito, è la linea del premier che ricorda di aver preteso lui le dimissioni del sindaco di Venezia Orsoni dopo il patteggiamento per l’inchiesta sul Mose. L’ottimismo naturale di Renzi lo porta quindi a vedere il lato positivo di uno scandalo con pochi paragoni. «Ben vengano gli scandali. Più vengono fuori questi scandali, dall’Expo al Mose fino a Roma, più sarà chiaro che questa è la volta buona in cui non si fanno sconti a nessuno». Al tempo stesso, però, l’attenzione del governo è che non si faccia di tutta un’erba un fascio. Vale per le persone e vale per l’immagine di Roma. Il ministro Giuliano Poletti è per Renzi «un galantuomo» perchè una foto con persone disoneste non può equivalere a prendere una tangente. Così come la capitale non può essere ridotta all’immagine che esce in questi giorni. «Non consentiremo che sia accostata a fenomeni squallidi come corruzione e disonestà». E la candidatura alle Olimpiadi può essere l’occasione per ricostruire la rinascita della città e dimostrare che la capitale è in grado di rialzarsi. «Quello che emerge dalle indagini in queste ore fa letteralmente schifo. Presunzione di innocenza per tutti, ma si facciano presto i processi. Abbiamo il diritto di sapere chi ha rubato». Matteo Renzi parla di Mafia Capitale e cerca di interpretare il sentimento pubblico, mentre in Campidoglio va in scena una protesta dura contro il sindaco del suo partito, il Pd. «Un sistema di potere corrotto, denari ai politici e non solo», definisce il verminaio romano il premier nella sua e-news. Ma aggiunge: «Sia chiaro un messaggio: la città di Roma è la capitale di questo Paese. Non consentiremo – insieme al Sindaco e a tutti i cittadini onesti – che sia accostata a fenomeni squallidi come corruzione e disonestà». «Lottare contro la corruzione è una priorità del governo e anche per questo va respinto con forza il tentativo di mettere tutti sullo stesso piano, come fatto ingiustamente contro un galantuomo come Poletti – dice ancora Renzi -: prendere una tangente non è la stessa cosa che fare una foto a cena. Se passa questo vince chi dice che sono tutti uguali». Il ministro del Lavoro è apparso in una fotografia tra gli altri con il braccio destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative sociali. Palazzo Chigi intanto fa sapere che il governo non ha intenzione di rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 nonostante gli scandali. Renzi ha commissariato il Pd romano con il presidente del partito Matteo Orfini, ma resta in ballo per il Comune l’ipotesi del commissariamento, richiesto dal Movimento 5 Stelle al prefetto. Favorevole da oggi anche Forza Italia con il leader Silvio Berlusconi. «Ritengo che di fronte alla situazione che sta emergendo nell’inchiesta sulla gestione del Comune di Roma le forze politiche debbano reagire – dice l’ex cavaliere -. L’unica soluzione accettabile è quella di uno scioglimento immediato del Consiglio Comunale procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni». E FI lancia un primo segnale non partecipando all’elezione del nuovo presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio del Pd, al posto del dimissionario compagno di partito Mirko Coratti, indagato. M5S passa dalla proposta all’azione occupando parte del Consiglio comunale e protestando rumorosamente contro Marino e la sua maggioranza che non si fa da parte per il commissario. I membri del direttorio Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista guidano un blitz in Campidoglio al grido di ‘Onestà!’ e ‘Fuori la mafia dallo Statò, con altri parlamentari, gli eletti al Comune e decine di militanti fuori e dentro l’Aula. Eppure il sindaco in un’intervista tv apre ai Cinque Stelle sull’ipotesi di larghe intese dell’ex sindaco Francesco Rutelli, ma dubita che il movimento sia disposto a entrare in Giunta. Il vicepresidente della Camera Di Maio non riconosce il ruolo di Marino come «baluardo della legalità». E la tensione resta altissima, mentre l’inchiesta va avanti e Roma guarda sgomenta.

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