Il Pd Roma riparte dalla base, il commissario Orfini: "Basta tribù". Nei sondaggi calano i consensi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il Pd Roma riparte dalla base, il commissario Orfini: “Basta tribù”. Nei sondaggi calano i consensi

– Basta ad «un partito ostaggio delle guerre di potere tra correnti». Tribù che hanno sfibrato il partito e lo hanno reso «dunque permeabile». Matteo Orfini annuncia che il «commissariamento del Pd di Roma non sarà breve». E sicuramente neanche indolore. È duro il neo commissario del partito capitolino. Durissimo con chi lo ha preceduto, «gruppi dirigenti che pensavano più alle guerriglie di potere e corrente piuttosto che occuparsi della città». E così Orfini, dopo avere nuovamente legittimato il sindaco Ignazio Marino («la giunta la fa il sindaco e per noi va bene») domani andrà da ciò che è rimasto veramente del Pd nella Capitale: gli iscritti. Riparte dunque da un circolo al Laurentino 38 il Pd romano di Orfini. La base, le periferie, la città, dunque. «Ci vediamo domani, nel mondo reale», tweetta non a caso Orfini. Al suo fianco ci sarà il sindaco di Roma, Ignazio Marino, nel tentativo di ridare fiducia alla base destabilizzato dall’inchiesta sulla Mafia Capitale. Il mondo reale è il centro culturale «Elsa Morante» ed è soprattutto un luogo antitetico alla Terra di mezzo di Carminati e soci che nella «zona grigia» corrompevano e corrodevano anche una pezzo di partito capitolino. «Discuteremo di quello che è successo e di come ripartire», aveva detto Orfini subito dopo aver incontrato Marino la settimana scorsa in Campidoglio. Domani, nell’assemblea pubblica, si troverà di fronte cittadini, tesserati e simpatizzanti, impazienti di ricevere risposte alle innumerevoli domande di questi giorni. «Ciò che è emerso dimostra che anche nel nostro partito, in casi speriamo limitati, è stato permeabile alle infiltrazioni», aveva sottolineato dopo l’autosospensione del presidente del consiglio comunale Mirko Coratti, dell’assessore Daniele Ozzimo e del presidente della Commissione regionale cultura Eugenio Patanè, tutti Pd e tutti finiti nel registro degli indagati. All’appuntamento delle 17 ci si aspetta il pienone, non solo degli appartenenti al circolo Laurentino 38 ma di molti iscritti. Quei tesserati che qualcuno vorrebbe azzerare perchè sospettati di essere merce di scambio tra le correnti diventate tribù. Ma da questa base si dovrà pur ripartire.

– L’inchiesta Mafia Capitale colpisce in modo forte gli elettori indipendentemente dal colore politico. Il sondaggio che l’Istituto IPR Marketing ha effettuato per conto del TG3 evidenzia che per tre italiani su quattro (72%) la vicenda romana colpisce allo stesso modo sia la destra che la sinistra, mentre per il 13% è maggiormente coinvolta la destra e per l’8% la sinistra. Nelle intenzioni di voto, però, a lasciare sul piatto più consensi è il Pd che passa in un mese dal 40,5% al 38%. Su la Lega al 12,5% Nelle intenzioni di voto anche il Movimento Cinque Stelle accusa una flessione dell’1,5%, e si attesta al 16%, mentre Forza Italia rimane stabile al 14%. Continua l’ascesa della Lega, che guadagna il 3% sfondando di slancio la soglia del 10%, e arrivando al 12,5%. Si fa notare anche l’altro movimento di crescita che porta Sel al 4%. Ma non solo. Nel corso dell’ultimo mese – si legge nella nota di IPR – la fiducia nel Presidente del Consiglio è in calo di tre punti; per la prima volta, scende sotto il 50% (47%); ancora in calo il livello della fiducia per il suo esecutivo: 31% (ovvero -2%). Per quanto riguarda i pentastellati, invece, la maggioranza degli elettori del M5S contesta la linea ufficiale del movimento. Infatti, per ben il 56% degli elettori bisogna fermare le espulsioni dei parlamentari che esprimono critiche sul Movimento. «Da notare anche che il 55% ritiene che si debbano fare alleanze con Renzi e partecipare alle riforme, mentre anche tra gli elettori critici non attecchisce il tabu dell’eliminazione del nome di Grillo dal simbolo, proposta che convince solo il 25% dei sostenitori del Movimento, conclude la nota IPR.

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