Anziana uccisa dopo una rapina in casa: 15 anni di carcere per l'assassino | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Anziana uccisa dopo una rapina in casa: 15 anni di carcere per l’assassino

Anche per i giudici d’appello fu Markiyan Filipchuk, ucraino di 23 anni, a uccidere, nell’agosto 2012 ad Ardea, Maria Di Amato, la 89enne alla quale fu spezzato il collo nel corso di una rapina nella villetta monofamiliare nella quale abitava. Quindici anni di reclusione sono stati inflitti al giovane dalla I Corte d’assise d’appello di Roma; tre anni in meno rispetto alla condanna inflitta dalla Corte d’assise di Frosinone nel dicembre dello scorso anno, a conclusione del processo col rito abbreviato. Erano da poco passate le 8:30 del 19 agosto 2012 quando, vicini di casa di Maria Di Amato, allertati dal fatto che la donna non rispondeva ai loro richiami, entrarono nella villetta abitata dalla stessa attraverso il cancello aperto e una porta-finestra spalancata della cucina. Nel vestibolo adiacente la stanza da letto, ne trovarono il corpo senza vita. Nel corso delle ricerche e dei rilievi, i carabinieri trovarono, nascosto in un vano sottoscala chiuso da un pannello, un giovane, poi identificato in Filipchuk. Immediatamente perquisito, fu trovato in possesso di guanti di lattine, vari preziosi e banconote suddivise in mazzetti, custodite in tre buste postali intestate alla vittima e riposte nella tasca posteriore dei pantaloni. Filipchuk risultò essere nipote della convivente di Paolo Lepri, il figlio della vittima; conosceva perfettamente quella villetta, nella quale era stato più volte ospite. Nell’immediatezza, l’ucraino, secondo quanto si è appreso, disse di aver programmato il furto in quell’appartamento con un amico (mai identificato); e che era stato quest’ultimo ad afferrare e gettare in terra l’anziana, imbavagliandola con uno scialle e bloccandole mani e piedi. Era stato l’amico, poi, a colpirlo alla testa, facendogli perdere i sensi fino all’arrivo dei carabinieri. Con dichiarazioni successive, tentò di accreditare la tesi che l’aggressione era stata realizzata esclusivamente dall’amico-complice. In primo grado, all’esito del giudizio abbreviato, Filipchuk fu condannato a 18 anni di reclusione, previa concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate. Un diverso calcolo attenuanti-aggravanti ha portato oggi alla lieve riduzione di pena in appello.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login