Mafia capitale: al via il corteo, i Movimenti: "Giù le mani dalla città". Don Ciotti: "Mi stupisco di chi si stupisce" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale: si chiude il corteo, i Movimenti: “Giù le mani dalla città”. Don Ciotti: “Mi stupisco di chi si stupisce”

La danza di bambini e adulti a ritmo di swing davanti al Nuovo Cinema Palazzo in piazza dei Sanniti a San Lorenzo, ha concluso il corteo contro le mafie organizzato dalla rete «Per il diritto alla città», partito da piazza Vittorio. A scandire la parte finale del percorso alcune tappe in luoghi simbolici per gli attivisti. Durante il passagio dei manifestanti al Pigneto, una parte di loro si è staccata dal corteo, per andare a vedere l’occupazione «Hierba mala», non distante dal cantiere della Metro C. Nel corso di una sosta a Porta Maggiore, invece, è stata realizzata sui muraglioni della ferrovia, da un attivista vestito da «Super Mario», una grande scritta in vernice bianca: «Né pubblico, né privato, Comune!». Flash mob invece a via dello Scalo di San Lorenzo, davanti all’ex Dogana, dove è stato esposto lo striscione rosso «SDogana la città», tra fumogeni verdi e l’esplosione di qualche petardo. All’interno del complesso, oltre i cancelli, erano schierati a protezione mezzi e uomini delle forze d’ordine. «Dietro all’operazione Dogana ci sono Finmeccanica, Fintecna ed Esselunga – hanno affermato dal camion di testa gli organizzatori – Dicono che come buona parte del patrimonio italiano dev’essere venduto per pagare un debito che non abbiamo fatto noi. Tutto ciò penalmente non è rilevante, ma per Roma è socialmente devastante». E aggiungono: «Vogliono demolire questo complesso, dove si ammassavano le persone prima di andare nei campi di sterminio. Invece di un luogo di cultura e riflessione conoscenza vogliono fare l’ennesimo centro commerciale. Anche nella zona artigianale vorrebbero buttare giù tutto, per ricostruire palazzi su palazzi». Concluse le danze, il corteo si è sciolto.-

Era partito da piazza Vittorio, a Roma, il corteo organizzato dai movimenti della Rete diritto alla città per protestare contro il malaffare finito nell’inchiesta Mafia Capitale. La manifestazione terminerà a San Lorenzo. In testa lo striscione con la domanda che dà il senso della manifestazione: ‘Questa città di chi pensi che sia?’. Alcuni manifestanti hanno portato in piazza due grandi coppie di mani di cartone: una coppia, nera e dalle dita adunche, a rappresentare »mafiosi, politicanti, fascisti e speculatori di ogni specie« con lo slogan »Giù le mani dalla città«. Ci sono poi invece le due mani gialle e ‘umanè: »Le nostre mani – si legge su un cartello – a sostegno della città« con »casa, reddito, cultura, solidarietà e partecipazione«. Molti portano cartelli gialli con scritto ‘Nè mafia nè capitalè, altri alzano i gonfaloni verdi della ‘Libera repubblica di S. Lorenzò con scritto ‘Sdogana reddito per tutti, diritti, welfare, beni comuni, scuolà. Tra la gente anche militanti dei comitati per l’acqua pubblica e appartenenti al ‘Gruppo Allaccio Popolarè, che hanno per simbolo l’idraulico dei videogiochi Super Mario. Tra i manifestanti lo storico leader dei movimenti Nunzio D’Erme, festeggiato al grido di »Daje Nunzio, bentornato tra noi«: D’Erme infatti, arrestato lo scorso 24 settembre dopo degli scontri a Cinecittà, è stato liberato proprio ieri dai domiciliari. Al corteo, preceduto da una band di ottoni, stanno partecipando oltre 200 persone; tra gli attivisti anche alcuni immigrati dei centri di accoglienza e famiglie con bambini in passeggino. – »Roma è una città sempre più immobile e sofferente – è spiegato in un volantino distribuito al corteo – quartieri abbandonati, il trasporto pubblico, politiche sociali sempre più povere e inadeguate, l’emergenza abitativa che peggiora, politiche culturali inesistenti. Le contraddizioni stanno esplodendo nella maniera peggiore, come l’operazione Mafia Capitale mette in luce. La risposta non sarà un commissario o nuovi esponenti di partito, ma un inversione di rotta cambiando il modello«. Su alcuni cartelli è scritto »Il vero degrado è…« e sui puntini i militanti hanno aggiunto la loro opinione: ‘La repressionè, oppure ‘Il Jobs act’, o anche ‘lavorare gratis’ e ‘la svendita delle case popolarì. »Roma è ostaggio delle politiche di austerity – prosegue il volantino – La giunta Marino è bloccata dallo stesso Pd e dai vincoli del Salva Roma che porterà ulteriori sacrifici. A fronte di questo, l’insieme delle esperienze di autogestione, autorganizzazione e autogoverno costituiscono una risorsa e una proposta per Roma: nè pubblico nè privato, comune. Vogliamo partire dai territori sui quali vogliamo poter decidere, come al Pigneto o a San Lorenzo – conclude la nota – le destinazioni di importanti parti di patrimonio come la ex dogana«.

«Lo dico con sincerità, rispetto ed umiltà: mi sono stupito di chi si è stupito». Lo ha detto don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, rispondendo ai giornalisti che chiedevano un commento all’evoluzione dell’inchiesta ‘Mafia Capitalè a Roma. Don Ciotti ha lodato la scelta della procura di perseguire il reato di associazione di stampo mafioso: «È la modalità che è mafiosa, è il modo, la strategia». «La corruzione e le mafie in Italia sono due facce della stessa medaglia – ha aggiunto don Ciotti, che oggi ha ricevuto il Pegaso d’Oro della Regione Toscana – la corruzione fa un pò da avamposto a tutto questo, quindi bisogna che si affronti il problema della corruzione in maniera chiara, senza compromessi o vie di fuga».

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