In una parrocchia dell'Aurelio Papa Francesco incontra una delegazione rom | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Papa Francesco in periferia: “Lasciar piangere i bambini”. E ai rom dice: “Integratevi”

Ricorda un pò il «lasciate che i bambini vengano a me» la raccomandazione rivolta oggi ai fedeli dal Papa contro chi si mostra infastidito per i piccoli che, magari piangendo, ‘disturbanò in chiesa durante la messa e li vorrebbe veder allontanati. «I bambini piangono, fanno rumore, vanno di qua e di là. Ma mi dà tanto fastidio quando in chiesa un bambino piange e c’è chi dice che deve andare fuori. Il pianto del bambino è la voce di Dio: mai cacciarli via dalla chiesa», ha avvertito Francesco nella visita pomeridiana alla parrocchia romana di San Giuseppe all’Aurelio, incontrando le famiglie dei 60 battezzati nell’ultimo anno. «Il loro pianto è la miglior predica», ha quindi aggiunto. Ancora una dimostrazione, quindi, di quanto il Papa argentino sia lontano dall’idea di una fede compassata e ‘ingessatà, e di quanto invece per lui l’essere cristiani consista proprio nell’apertura verso gli altri, specie verso chi rappresenta la vita che cresce, come i più piccoli. Ai loro genitori Francesco ha dato anche un «compito a casa», quello di cercare la data del proprio battesimo. «È il nostro giorno di festa – si è raccomandato -, quel giorno abbiamo conosciuto Gesù». E ha raccontato di essere stato battezzato il giorno di Natale, «proprio otto giorni dopo la mia nascita, perchè a quel tempo in Argentina si faceva così». Ne ha accarezzati e baciati ancora una volta tanti di bambini, Bergoglio, in questa sua visita di tre ore alla parrocchia nella periferia ovest di Roma. Accolto con striscioni come «Benvenuto Papa Francesco» e anche con un cartellone «Buon compleanno Santità», in vista del suo 78/mo genetliaco che cade mercoledì prossimo, il Papa si è immerso in una realtà che comprende anche una comunità rom, insediata nella vicina via Tenuta Piccirilli. «Vi auguro il meglio, che sempre sia pace per la vostra famiglia, che ci sia il lavoro, che ci sia gioia. E non perdete mai la speranza. Perchè la speranza è il Signore: e il Signore non delude mai», ha detto incontrando una rappresentanza di dieci rom, che come ha spiegato il parroco don Giuseppe Lai frequentano la chiesa tutte le domeniche, e altre 25 persone disagiate accolte in un residence nelle adiacenze. Dopo aver incontrato anche 80 malati e aver confessato alcuni fedeli come un normale parroco, nell’omelia della messa Francesco ha esortato alla «gioia» del Natale, spiegando che essa si raggiunge con la preghiera, con il rendere grazie a Dio per quello che si ha e con l’aiuto a quelli che soffrono e che hanno più bisogno. La «gioia» del Natale, ha ammonito papa Francesco, non è certo «fare un bel pranzone», nè farsi trascinare «nell’angoscia del consumismo, del ‘mi manca questo, mi manca quello». Nè è da cristiani, secondo Bergoglio, passare la vita a lamentarsi: «Io conoscevo una suora, lontano da qua, questa suora era buona, lavorava, ma la sua vita era lamentarsi per tante cose che succedevano, tanto che l’avevano chiamata ‘suor Lamentelà». Ma «un cristiano non può vivere così». In mattinata, all’Angelus, dedicato oggi anche al battesimo dei «bambinelli» dei presepi romani e durante il quale ha più volte invitato i fedeli a ripetere con lui la frase di uno striscione – «Con Gesù la gioia è di casa» -, il Papa ha fatto un «regalo» ai 50 mila presenti, facendo distribuire gratuitamente altrettante copie di un libretto di preghiere, in formato ultra-tascabile, preparato dall’Elemosineria Apostolica e edito dalla Lev, che da domani sarà in vendita a 60 centesimi. «La preghiera è il respiro dell’anima – ha detto -: è importante trovare dei momenti nella giornata per aprire il cuore a Dio, anche con le semplici e brevi preghiere del popolo cristiano». «Prendetene uno ciascuno e portatelo sempre con voi – ha aggiunto a proposito del libretto -, come aiuto a vivere tutta la giornata con Dio». Intanto Bergoglio ha anche scritto una lettera ai detenuti della Casa circondariale di Latina, in cui auspica che la permanenza in carceresia occasione «di autentica crescita per trovare la pace del cuore». La lettera è stata consegnata al cappellano, don Nicola Cupaiolo, da monsignor Yoannis Lahzi Gaid, uno dei segretari particolari del Papa, già viceparroco nel capoluogo pontino. Il vescovo di Latina, mons. Mariano Crociata, ha espresso gioia e gratitudine per il «gesto di squisita attenzione del Santo Padre» nei riguardi dei circa 120 detenuti della struttura, di cui 30 sono le donne recluse nella sezione di alta sicurezza, per reati di terrorismo o mafia.

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