Mafia capitale, nuovo sequestro di immobili per Guarnera Appalti 29 Giugno, il ministero del Lavoro: "Autorizzata dai giudici" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, l’impero di Guarnera: sequestrati altri 93 immobili. Omicidio Fanella, i contatti dei killer in fuga

Il sindaco Marino torna a difendere Maurizio Pucci, in corsa per l'assessorato ai Lavori pubblici e finito nelle intercettazioni: "Le pagelle ora le danno i mafiosi"

– Aveva intestato proprietà anche ai nonni novantenni Cristiano Guarnera, l’imprenditore edile considerato al servizio di Massimo Carminati e arrestato per associazione mafiosa nell’inchiesta ‘Mondo di Mezzò. La Guardia di Finanza di Roma gli ha sequestrato altri 93 tra immobili e terreni, per un valore di 13 milioni di euro, che si aggiungono a quelli per 100 milioni congelati ieri, per un totale di 274 unità. Un impero che potrebbe non appartenere in realtà al solo Guarnera, passato da «imprenditore colluso a imprenditore mafioso» – secondo le Fiamme Gialle – all’interno del clan. I nuovi beni sono stati scoperti dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria nelle pieghe della contabilità della società Edilizia Piera Srl., rappresentata dal nonno di Guarnera e le cui quote sono intestate alla moglie e all’imprenditore nipote della coppia. Gli immobili «a prima vista non risultavano riconducibili alla società, in quanto le trascrizioni nei pubblici registri erano state effettuate con una ragione sociale leggermente difforme e senza l’indicazione della partita Iva», spiegano gli investigatori. Intanto ‘Mondo di Mezzò alimenta la polemica politica. Beppe Grillo chiede le dimissioni immediate del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. «Non sono solo foto – scrive sul blog del leader il deputato M5S Massimo Baroni -, quelle in cui il braccio imprenditoriale di mafia capitale, Salvatore Buzzi, viene ritratto insieme al ministro del Lavoro. C’è un appalto». Parla della foto già oggetto di polemica dell’epoca in cui Poletti era presidente di Lega Coop. E alla cooperativa 29 Giugno di Buzzi, che fa le pulizie nelle sedi romane del ministero del Lavoro, come scritto da alcuni quotidiani. Il ministero fa sapere che l’appalto da 3 milioni venne assegnato quando Poletti non era ministro a Cns, un consorzio di cui faceva parte la coop di Buzzi, subentrata solo in un secondo tempo per inadempienza della prima azienda. E che il Tribunale di Roma negli ultimi giorni, nominando degli amministratori giudiziari per le cooperative di Buzzi, ha confermato l’appalto. Altro fronte quello del parlamentare di Forza Italia Ignazio Abrignani, chiamato a fine novembre da Manlio Denaro, suo trainer in palestra, per interessarlo alla sorte di Emanuele Macchi Di Cellere, ex camerata detenuto e malato. Denaro e Macchi sono stati arrestati due giorni fa come mandanti dell’omicidio di Silvio Fanella, cassiere della ‘banda Mokbel’. Abrignani si è difeso dicendo tra l’altro che allora non sapeva chi fosse davvero Denaro. «Pubblicare intercettazioni di chi non c’entra nulla è solita macchina del fango» dice Giovanni Toti di Fi. Di «polverone inaccettabile» parla Fabrizio Cicchitto (Ncd). Intanto arriva una minaccia di morte a Gaetano Pascale, ex poliziotto della squadra mobile di Roma che in un’intervista tv ha parlato dei presunti legami tra servizi segreti e Carminati, ritenuto capo di Mafia Capitale. «Colpiremo quando meno te l’aspetti», scrive un anonimo in un messaggio consegnato a casa.

Una rete di estremisti di destra – ex o in attività – si era mossa per favorire la latitanza di Emanuele Macchi Di Cellere ed Egidio Giuliani, poi arrestati come mandante ed esecutore del sequestro finito in omicidio di Silvio Fanella, cassiere del ‘gruppo Mokbel’. Dalle carte dell’indagine della squadra mobile di Roma spuntano altri nomi che rimandano a un passato di militanza dura, assieme a quelli di persone già arrestate o identificate. Restano personaggi da identificare, come «il ristoratore» citato da Manlio Denaro – l’altro presunto mandante in manette -, o «calzettoni» e «l’amico di calzettoni». Macchi Di Cellere, ex terrorista dei Nar, ha avuto ad esempio contatti telefonici con Maurizio Boccacci, negli anni ’80-’90’ leader del Movimento politico occidentale, formazione filo-nazista e antisemita sciolta nel ’93. Boccacci – che non è indagato – viene definito dalla squadra mobile «personaggio di interesse investigativo». Nel 2011 è stato indagato per reati compiuti come leader di Militia, movimento di estrema destra. Più recente e interessante per gli inquirenti il contatto di Giuliani, ex Nar e arrestato il 9 settembre come membro del commando che ha ucciso Fanella – con Rainaldo Graziani. Figlio del fondatore di Ordine Nuovo Clemente Graziani, all’inizio degli anni ’90 crea Meridiano Zero, altra formazione radicale. È il 5 settembre scorso, Giuliani non è ufficialmente latitante, e Graziani, 54 anni, «si mette a disposizione – secondo la polizia – per aiutarlo a trovare una sistemazione logistica sicura». Graziani – che non è indagato – chiama da una cabina telefonica a Verona su un cellulare in uso a Giuliani. I due parlano di un appuntamento che si sono dati e poi di Giuseppe Larosa (complice di Giuliani e Giovanni Ceniti nel delitto Fanella). «Ok .. e… Pino è a casa», dice Graziani, «Si… lo so! no no quello quello già lo so.. già so alcune cose», risponde Giuliani. «Ok io ero andato a…- dice ancora Graziani – Già da tempo per organizzare dall’altro amico…». Quindi Graziani e Giuliani parlano di un computer «che non è buono», di file da cancellare, di un Giovanni (forse Ceniti, ferito e arrestato il 3 luglio sul luogo del delitto): «Gli è stato detto come si dovrebbe comportare per uscire fuori da sta storia – dice Graziani – ed è stato agganciato da un amico della della …di quello che c’è rimasto». Il 9 settembre Giuliani e Larosa vengono arrestati come killer di Fanella.

– La cooperativa ’29 Giugnò già di Salvatore Buzzi – in carcere per Mafia Capitale – e ora affidata ad amministratori giudiziari è stata autorizzata dal Tribunale di Roma a proseguire i lavori di pulizia nelle sedi del ministero del Lavoro. Lo precisa lo stesso ministero in un lungo comunicato sulle «notizie riportate in questi giorni da alcuni mezzi di informazione, che, in modo falso e strumentale, parlano di ‘affidamento direttò alla cooperativa». Alcuni quotidiani hanno tirato in ballo per l’appalto da 3 milioni di euro il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, già oggetto di polemica per una foto con Buzzi di quando era presidente di Lega Coop. «Gli adempimenti relativi alle gare di affidamento di servizi – afferma il ministero – rientrano nelle competenze gestionali affidate alle strutture preposte del Ministero ed esulano dall’attività di indirizzo politico in capo al Ministro». Il ministero ripercorre l’iter dell’appalto per la pulizia delle sedi di via Flavia e via Fornovo a Roma, assegnato con bando europeo nel giugno 2011 a Consorzio nazionale servizi (Cns) – una big bolognese della cooperazione – e Sea Sud srl, unite in un Raggruppamento temporaneo d’impresa (Rti). Ad aprile 2012 viene stipulato il contratto di 48 mesi, con scadenza marzo 2015, con i servizi affidati al 58% a Cns attraverso la cooperativa Antares e al 42% da Sea Sud. Ad aprile 2014 – ricostruisce il ministero del Lavoro – emergono problemi relativi ad Antares, prima per la qualità del servizio di pulizia e poi per irregolarità contributive della società. A quel punto Cns sostituisce Antares con la coop ’29 Giugnò di Buzzi, a partire da fine luglio di quest’anno, dopo una serie di verifiche su requisiti e occupazione chieste dal ministero. Il 3 dicembre scorso, all’esplodere dell’inchiesta su Mafia Capitale e sul ruolo di Buzzi, il ministero chiede chiarimenti a Cns e il 9 dicembre Cns comunica la revoca dell’appalto alla ’29 Giugnò, che sarà sostituita da un’altra associata. E si arriva a ieri, quando Cns comunica al ministero che il Tribunale di Roma ha autorizzato la coop ’29 Giugnò – nel frattempo affidata ad amministratori giudiziari che hanno nominato un nuovo presidente – a proseguire il servizio di pulizia previsto dall’appalto. Il ministero conclude la nota sottolineando di attenersi alle decisioni della magistratura.

«Non ho nessun commento da fare se non che leggendo le intercettazioni si è fatto un grande parlare sulle dichiarazioni di qualcuno che adesso mi pare stia agli arresti per il 416bis. Sembra il mondo al contrario: adesso le pagelle le danno i mafiosi». Così il sindaco di Roma Ignazio Marino a chi gli chiede un commento sulle intercettazioni dell’ inchiesta ‘Mondo di mezzò in cui Salvatore Buzzi, figura chiave di ‘Mafia Capitalè, parla di Maurizio Pucci che presto entrerà in giunta come assessore ai Lavori Pubblici. «Spero che le pagelle su cui si basa l’organizzazione delle istituzioni non siano quelle che danno i mafiosi», ha aggiunto.

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