Mafia capitale, carcere duro per Carminati. Il prefetto Pecoraro: "Buzzi? incontrato su segnalazione" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, carcere duro per Carminati. Il prefetto Pecoraro: “Buzzi? incontrato su segnalazione”

La procura di Roma vuole il carcere duro per Massimo Carminati, accusato di essere il capo della cupola mafiosa della capitale. A breve la richiesta di applicazione del cosiddetto 41 bis da parte di piazzale Clodio arriverà al dicastero della Giustizia. Carminati è attualmente detenuto nel carcere di Tolmezzo (Udine).

«Assolutamente non mi sono sentito pressato da Buzzi». Così il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, parlando dell’incontro del 17 marzo, finito tra le carte dell’inchiesta Mafia Capitale per un’intercettazione al presidente della 29 giugno. «Il prefetto deve conoscere la gente e sapere quali sono le esigenze che ci possono essere sul territorio – continua Pecoraro -. Così come ci sono le istituzioni, ho ricevuto anche i movimenti per la casa, non capisco perchè non devo vedere i presidenti delle associazioni».

A marzo Buzzi non sapevo neanche chi fosse. L’ho ricevuto sulla base del rispetto che ho per la persona che me l’ha mandato». Lo afferma il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, facendo successivamente riferimento «all’ex sottosegretario Gianni Letta». «A Buzzi avevo già anticipato che, essendoci già il Cara, Castelnuovo di Porto non era in grado di ricevere altri migranti. Il mio no era assolutamente motivato, non c’era nulla che potesse farmi cambiare idea».«Il dottor Letta l’ho sentito immediatamente dopo (l’incontro con Buzzi, ndr)», continua il prefetto Pecoraro. «Letta poi non mi richiamò più, come magari si aspettava Buzzi – sottolinea Pecoraro – nè il sindaco di Castelnuovo ha mai fatto pressioni su di me. Penso che le parole di Buzzi (che nell’intercettazione dice »col prefetto è andata molto bene«) siano dovute al fatto che pensava che il dottor Letta sarebbe intervenuto nuovamente».

Il prefetto ha poi mostrato i documenti che certificano l’invio delle lettere. Nello stesso giorno, il 18 marzo, dalla prefettura partono cinque missive protocollate ai sindaci e alle questure di Guidonia, Ciampino, Rocca Priora, Anguillara e Castelnuovo di Porto in cui si porta a conoscenza delle amministrazioni comunali della disponibilità di alcune associazioni ad ospitare gli immigrati e a verificare se ci siano motivi ostativi. Nei giorni successivi partono altre lettere, inviate ad altri comuni (Monterotondo, Pomezia, Nettuno, Fiano Romano e molti altri) con le stesse richieste. «Si mette a conoscenza i sindaci delle offerte delle società – spiega Pecoraro – e si chiede di effettuare controlli per verificare che non vi siano motivi ostativi». «Solo alla fine della fase istruttoria sono state scelte le 20 strutture per ospitare gli immigrati», conclude il prefetto. Tra queste è stata scartata quella di Castelnuovo di Porto per «eccessiva concentrazione» come si legge nei documenti ufficiali. La 29 giugno, però, ottenne la gestione dei centri di Anguillara e Ciampino.«Una nostra delegazione è stata ricevuta oggi in Prefettura. Abbiamo avuto rassicurazioni sul pagamento degli stipendi arretrati ma siamo preoccupati per il futuro». A parlare è Paolo Armillotta, tra i partecipanti del sit-in organizzato stamattina dai lavoratori delle cooperative consorziate con la 29 Giugno davanti il palazzo della Prefettura di Roma e delegato sindacale Usb. «Durante l’incontro ci hanno detto che arriveranno stipendi e tredicesima in un paio di giorni – aggiunge – la Prefettura prorogherà i servizi di sua competenza fino al prossimo bando. Ma noi temiamo che le nostre cooperative al prossimo bando siano svantaggiate. Così saremo noi lavoratori a rimetterci più di tutti per la vicenda di ‘Mafia Capitalè».

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