Alla scoperta del colle più chic di Roma: l'Aventino | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Alla scoperta del colle più chic di Roma: l’Aventino

the-aventino-romeSi è svolta a Roma lo scorso 21 dicembre una visita guidata in quello che da sempre è considerato il Colle ed il quartiere più esclusivo della città: l’Aventino. Accompagnati dal Prof. Salvatore Ianni, si è “entrati” ad esplorare una zona fatta certamente di ville meravigliose, parchi incantevoli che dominano sul Tevere ma anche di tanta storia che sembra aleggiare tra il silenzio e la quiete delle varie strade che la percorrono. L’Aventino è stato per così dire celebrato da poeti di grandissimo spessore come Carducci e D’Annunzio che ne ammiravano l’incantevole bellezza. Ma quella dell’Aventino è una storia che affonda le proprie radici fin dai tempi dell’Antica Roma. Durante il periodo della Repubblica fu presidio della Plebe Romana per trasformarsi poi in un quartiere, diremmo oggi “vip”, sotto l’Impero. Durante il primo periodo del Cristianesimo furono erette quelle che ancora oggi sono considerate tra le chiese più belle di Roma: Santa Sabina (V sec. d.C.), Santa Prisca (IV o V sec. d.C.) e Santi Bonifacio e Alessio (tra il III e IV sec. d.C.). Ma quando si parla di Aventino, non si può trascurare uno dei fiori all’occhiello di quest’area: il roseto comunale. Un parco curato nei dettagli dai giardinieri del Comune che domina sul Circo Massimo ed il Palatino. Il nome Aventino secondo fonti antiche può essere attribuito all’appellativo di uno dei re di Albalonga, figlio di Ercole oppure alla locuzione latina “ab adventu hominum”, denominazione di un tempio dedicato a Diana, o ancora “ab advectu” per via delle numerose paludi che circondavano la zona. Inizialmente il quadrante era diviso in due parti: quella dell’Aventino che affacciava sul fiume Tevere e sulla valle su cui venne in seguito edificato il Circo Massimo e “l’Aventino Minore”, che oggi è riconducibile alla zona di San Saba. Al luogo è legato il nome di Remo che qui venne per avvistare gli uccelli in volo nel contendersi con suo fratello Romolo la scelta del luogo per la fondazione della Città Eterna. Più tardi, in età Repubblicana, come detto precedentemente, l’Aventino divenne sede dei plebei romani in contrapposizione col Palatino, sede invece dei Patrizi dell’Urbe. E durante quest’epoca qui vissero poeti come Ennio e Nevio. Anche la realtà economica trovò terreno fertile in questa parte della città. Infatti dal Foro Boario, tutte le attività commerciali e non cominciarono a “trasferirsi” nella parte sud dell’Aventino. E su via Marmorata passava quello che era uno dei prodotti più importanti dell’epoca: il marmo. In epoca imperiale iniziarono a fiorire le prime ville patrizie che mutarono l’aspetto di questo quartiere romano. Qui personaggi come Traiano, Adriano ed il “Praefectus Urbi” Lucio Fabio Cilone fecero erigere le proprie abitazioni signorili. La sua ubicazione, esterna ai limiti ufficiali della città, fece sì che la zona divenisse luogo di culto di divinità straniere, come nel caso del Tempio di Diana, di Minerva o di Giunone Regina (proveniente da Veio). Infatti i Romani erano soliti trasferire nell’Urbe la divinità principale della città che avevano sconfitto in battaglia. Nel periodo medievale nacquero le chiese di Santa Sabina, Santi Bonifacio e Alessio, Santa Prisca, San Saba e Santa Balbina. Nel punto in cui ora è presente il famoso “Giardino degli Aranci” vi era una fortezza di proprietà della nobile famiglia romana Savelli in cui dimorò per un certo periodo anche Papa Onorio IV. Più tardi nel 1765, l’architetto Giovanni Battista Piranesi realizzò sul colle la piazza dei Cavalieri di Malta il cui nome deriva dalla villa del Priorato di Malta nota oltre che per essere la sede dei Cavalieri anche per la famosa serratura dal cui buco si può ammirare in maniera perfettamente centrata la cupola di San Pietro o se si preferisce “er Cuppolone”. Oggi la zona è divisa tra la parte che affaccia sul Tevere e che fa parte del Rione Ripa, e la parte del Rione San Saba che venne distaccata nel 1921 da Ripa per essere destinata alla realizzazione di edilizia popolare.

Stefano Boeris

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