Mafia capitale, traffico illecito di rifiuti e territorio spartito per rivendere vestiti usati : 14 arresti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Mafia capitale, traffico illecito di rifiuti e territorio spartito per rivendere vestiti usati : 14 arresti

Per il gip i criminali sarebbero penetrati in ambito istituzionale. Sequestrate 3 cooperative, si indaga anche su Acea

traffico illecito rifiuti – Trafficavano in vestiti usati raccolti per conto dei Comuni – Roma in primis -, ci facevano milioni rivendendoli all’estero e ai vertici della banda c’era un boss della camorra, Pietro Cozzolino. Nell’inchiesta della procura di Roma che ha portato a 14 ordinanze d’arresto sono emersi contatti con Mafia Capitale e Salvatore Buzzi, dominus delle coop sociali divenute strumento di malaffare. «Il raccordo terminale delle consorterie che si dividono l’affare dei rifiuti tessili», lo definisce il Gip Simonetta D’Alessandro. La squadra mobile ha smantellato un’associazione a delinquere imperniata su alcune società che almeno dal 2011 si erano accaparrate la raccolta di abiti e stracci non solo a Roma – affidatagli dalla municipalizzata Ama -, ma in molti comuni del Lazio, della Campania e dell’Abruzzo. Grazie a «compiacenze politiche», secondo i pm. I vestiti lasciati dai cittadini nei cassonetti dedicati erano stoccati in punti di raccolta, ma non ‘bonificatì prima dell’export, specie in Tunisia e in altre zone del Nord Afica o in Paesi dell’Est europeo come Polonia, Bulgaria e Romania. L«igienizzazionè prevista dalla legge era solo sulla carta, attraverso una serie di falsi documentali. In questo modo il gruppo criminale risparmiava molto sui costi e realizzava un giro d’affari quantificato per tre cooperative sequestrate in oltre un milione e mezzo di euro. Ma sicuramente più ampio: il sistema durava da anni. Nel 2012 oltre 3 milioni di kg di vestiti in 184 container partiti in nave da Civitavecchia e Salerno per l’Africa o in camion verso l’Est. Tra i personaggi principali Danilo Sorgente, capo delle cooperative New Horizons Onlus e B&B Ecology di Roma – la terza è Lapemaia di Rodolfo Marcelo Ocana, anch’egli arrestato -, ma soprattutto Pietro Cozzolino. Formalmente un socio della coop di Sorgente, in realtà boss dell’omonimo disciolto clan camorristico, attivo nell’area vesuviana di Napoli fino agli anni ’90, specie nel traffico di droga. Cozzolino, con il fratello Carlo, per gli investigatori ha messo a disposizione di Sorgente i contatti in Campania e la sua esperienza criminale. Ma il Gip non esclude che il traffico »non sia rientrato nel più ampio disegno dirigista e corruttivo di Salvatore Buzzi«, presunto braccio imprenditoriale di Massimo Carminati in Mafia Capitale. Mario Monge, presidente del consorzio Il Solco per cui lavoravano le 3 coop sequestrate (che con il consorzio Bastiani si divide la raccolta di vestiti per Ama dal 2009 a fine 2012), aveva rapporti con Buzzi, mostrandogli deferenza al telefono. Per il gip »l’assenso« di Buzzi »è stato la premessa della ripartizione del territorio per la raccolta del tessile«. »Non può non pensarsi – scrive il giudice – che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell’Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie« e »non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi«. Il Gip parla di »una penetrazione negli ambiti istituzionali che costituisce la dotazione che alcuni, ovvero Sorgente, Roberto Monti (referenti romani delle coop operanti all’Ama) tramite Monge e Buzzi, sono in grado di conferire ad altri, organici a sodalizi criminosi di stampo camorristico, con ramificazioni anche internazionali«. L’ombra del Mondo di Mezzo.

– C’è anche l’Acea – municipalizzata di acqua ed elettricità – fra le società del Comune di Roma dalla quale personaggi finiti nell’inchiesta su Mafia Capitale hanno avuto appalti. Lo racconta il settimanale l’Espresso nel numero in uscita domani. «Il personaggio chiave in questa parte della vicenda è Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Eur Spa ai tempi del sindaco Gianni Alemanno – si legge nelle anticipazioni del settimanale -, indicato dai magistrati romani come l’uomo capace di fornire alla banda guidata dall’ex terrorista Massimo Carminati ‘uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblicì». «Un’azienda di Mancini, la Sogeri, fa parte di un consorzio a cui Acea ha affidato nel 2011 una commessa da 21,9 milioni di euro per la ristrutturazione dell’inceneritore di Terni – prosegue il comunicato dell’Espresso -. Ma il business del gruppo controllato dal Campidoglio dove le imprese vicine al cosiddetto ‘mondo di mezzò hanno fatto incetta di lavori è soprattutto la gestione dei servizi idrici. Dove un imprenditore che si chiama Furio Patrizio Monaco, che con Mancini è finito sotto inchiesta per tentata estorsione per un appalto relativo ai filobus romani, ha inanellato una lunga serie di commesse. Si tratta di cantieri per la costruzione di depuratori e acquedotti che l’Espresso, sulla base di documenti ufficiali, ha potuto quantificare in 22 milioni di euro. Opere non coinvolte nell’inchiesta giudiziaria della procura di Roma ma su cui si registrano notevoli aumenti di spesa e ritardi nei tempi di realizzazione».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login