Terrorismo, simulato un attacco esplosivo in metro: test per Roma | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Terrorismo, simulato un attacco esplosivo in metro: test per Roma

– Uno scenario da guerra. Il terrorismo che arriva in città. Un boato e Roma che si trasforma in centro del terrore, vittime, feriti, panico e poi la macchina dei soccorsi e della sicurezza che si mette in moto. Ma è solo una simulazione. Teorica. Andata in scena questa mattina durante una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza che si è svolto in prefettura. Una simulazione basata su un eventuale attentato con esplosivi ad uno degli obiettivi considerati a rischio nella capitale, la metropolitana e più precisamente la stazione di San Giovanni. Un test per valutare i tempi dei soccorsi in quella che immediatamente diventa una ‘zona rossà quella del cratere dove è avvenuta l’esplosione, circondata da una ‘zona giallà, quella di rispetto che in caso di attentato verrebbe isolata e chiusa al traffico. Il piano presentato in Prefettura comprende tutte le misure che si possono mettere in atto per far fronte ad un eventuale attacco, soprattutto dal punto di vista sanitario. Solo come ipotesi si è preso in considerazione l’attacco con esplosivi in una delle principali stazioni metropolitane della città. Lo scenario meticolosamente prevede tempi, logistica, numeri dei soccorsi e di tutta la macchina organizzativa. La premessa, però, è una rassicurazione da parte del prefetto Giuseppe Pecoraro: «In questo momento – riferisce Marino al termine del comitato – le informazioni che si hanno dal ministero dell’Interno tenderebbero a smentire una possibilità di attacchi terroristici nella nostra città». La «preoccupazione» del sindaco sta sul fronte delle forze dell’ordine: «Il Prefetto di Roma ha richiesto 500 uomini in più in questo momento per la sorveglianza dei siti sensibili e 85 militari in più per la sorveglianza delle 63 stazioni metro – spiega Marino -. Io condivido con lui che avere in queste stazioni la sorveglianza delle forze dell’ordine e anche dei soldati dell’esercito sia auspicabile. Rispetto a queste richieste, ed è una nota negativa, questi uomini non sono ancora stati trasferiti a Roma». Nella Capitale sono diversi gli obiettivi ritenuti sensibili: dal Vaticano al Colosseo fino al ghetto ebraico. «Se c’è un aumento della soglia di allarme è chiaro che gli uomini debbano essere trasferiti dal Ministero dell’Interno e della Difesa adesso, non in primavera. Per questo – annuncia il sindaco – mi metterò in contatto sia con il Ministero dell’Interno sia con quello della Difesa per supportare questa opportuna richiesta del Prefetto di Roma. Il numero di pattuglie in più presenti in città al giorno sono 60-70 però è chiaro che questo è uno sforzo che non può essere sorretto a lungo se non si avranno presto questi altri 500 uomini». Il primo cittadino parla del caso ‘scolasticò utilizzato questa mattina in comitato: «Ci è stato mostrato con delle diapositive come verrebbero organizzati i soccorsi sia di natura sanitaria che delle forze ordine». Infine plaude ai dati «positivi» emersi a livello sanitario: «Sotto la gestione Zingaretti, rispetto al passato, ho avuto rassicurazioni che l’Ares 118 ha in tempo reale, con un aggiornamento ogni 6 minuti, la disponibilità dei posti letto di rianimazione in tutta la città. È uno straordinario passo avanti».

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