Acqua Claudia, sindacati: "A rischio 18 posti di lavoro" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Acqua Claudia, sindacati: “A rischio 18 posti di lavoro”

«Ancora a rischio i 18 posti di lavoro dello stabilimento Acqua Claudia di Anguillara. Dopo il mancato accoglimento del Piano di Concordato Preventivo presso il Tribunale di Orvieto che di fatto apre al fallimento il Gruppo Tione, lo stabilimento fa ora capo ad una nuova azienda la HPB Formamentis che ha preso in affitto dalla prima i locali della storica fabbrica di imbottigliamento. In virtù dell’affitto si è aperta la strada per un concordato separato presso il Tribunale di Civitavecchia per la sola Claudia che non ha avuto il placet del sindacato». Così in una nota Angelo Della Vecchia e Massimiliano Venanzi, rispettivamente di Fai Cisl e Flai Cgil, che aggiungono: «Siamo dinanzi ad un piano di ristrutturazione aziendale in assenza di alcuna garanzia economica, patrimoniale e soprattutto sociale. Le procedure messi in atto dalle aziende interessate appaiono tese unicamente a ridurre le garanzie dei lavoratori comprimendo contestualmente i diritti acquisiti dagli stessi. Il piano industriale avanzato dall’odierna proprietà infatti non garantisce alcun rilancio del marchio bensì sembra unicamente certificare la volontà aziendale di smantellare una storica realtà produttiva del territorio annientando i livelli occupazionali della stessa. Tra le proposte avanzate solo la riassunzione di 6 lavoratori e un tempo di produzione di sole 8 ore settimanali. Ieri mattina al termine di un periodo di cassa integrazione scaduto il 31 gennaio i lavoratori si sono presentati al lavoro trovando una catena al cancello. Hanno chiamato i carabinieri che hanno fatto un verbale e consentito lai lavoratori di entrare in azienda. La Hpb-Formamenti farebbe sostanzialmente capo, essendone titolare la compagna, all’ex proprietario Alessandro Lucrezio, la cui gestione non ha portato al rilancio del marchio ma ad un debito di 5 milioni di euro verso alcuni fornitori. I lavoratori chiedono a Regione Lazio di intervenire nella vertenza e di revocare la concessione dello sfruttamento delle sorgenti Claudia e Giulia per cui l’azienda, oggi di fatto in possesso dello stabilimento in virtù di un mero contratto di affitto, paga somme molto esigue. Di fronte ai tanti cambi societari resta senza soluzione il gravissimo problema ambientale rappresentato dalle coperture in eternit di alcuni grandi capannoni che avrebbero dovuto essere rimossi»

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