Cinema America, Servillo: "Iniziai in un posto come questo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cinema America, Servillo: “Iniziai in un posto come questo”

«Io non solo credo molto nella necessità politica e culturale che gli spazi non diventino ulteriormente supermercati, che abbondano, ma diventino luoghi di aggregazione, ma mi piace questa iniziativa perchè ‘fate da solì e non è così diffuso: portare avanti un’iniziativa, andare a bussare alle porte, dire ‘noi esistiamò. Si deve fare così». Così è intervenuto ieri sera Toni Servillo al Piccolo Cinema America, dove ha presentato il film «Addio mia concubina». «Io vengo e abito ancora in una realtà di provincia come Caserta, con tante difficoltà, una decisa arretratezza sul piano culturale. Quando avevo la tua età – si è rivolto ad uno degli ex occupanti del Cinema America – noi non avevamo nemmeno un assessorato alla cultura e quando si andava dal sindaco, il sindaco diceva: ‘Ma perchè esiste un assessorato alla cultura?’. E io: ‘Sì, esiste a Modena, a Pistoia, perchè non può esistere anche a Caserta…’. Lui: ‘Ah, e che fa st’assessorato alla cultura…!?!’», ha raccontato Servillo suscitando l’ilarità degli spettatori, riuniti nel piccolo forno di Trastevere, che ora ospita il Piccolo Cinema America. «Quindi – ha proseguito l’attore – se io non mi fossi messo con altri a dare fastidio probabilmente delle cose non sarebbero avvenute. Quello che trovo notevole di questa iniziativa è soprattutto questa spinta della gioventù e lo dico senza nessuna retorica». Servillo è andato al Piccolo Cinema America, nella stessa giornata in cui gli ex occupanti hanno incontrato il sindaco Ignazio Marino, ottenendo la prospettiva di un nuovo spazio a Trastevere, vista la scadenza a marzo del contratto di comodato d’uso nel forno. «È piuttosto bizzarro che io mi sia trovato a passeggiare in via Natale del Grande il giorno in cui l’America è stato occupato – ha raccontato – ho assistito in diretta al primo ingresso con le cesoie, c’erano delle catene…poi dovevamo vederci in agosto e, invece, alle sette del mattino ci siamo sentiti per lo sgombero. Mi fa piacere che stasera vi ritrovo con una notizia che risparmia a me di parlare ancora. Io come tanti colleghi e registi molto importanti abbiamo sostenuto questa iniziativa che è un esempio di riconversione e aggregazione. Io d’altronde ho cominciato a fare teatro in un posto così: erano tre stanze in una stradina del centro di Caserta, costava 30 mila lire al mese e ci tassavamo con 5 mila lire a testa, molto spesso ce li davano le nostre mamme perchè avevamo 17-18 anni. E in quelle stanze abbiamo cominciato a fare qualcosa. Le cose accadono così».

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