Opera, Straccamore: "In scena indosserò un costume degno di una divinità" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, Straccamore: “In scena indosserò un costume degno di una divinità”

– »Andrò in scena con un’opera d’arte addosso«: è un costume degno di una divinità piena di grazia e bellezza quello che l’ètoile Gaia Straccamore indosserà domani al debutto al Teatro dell’Opera di Roma dei Carmina Burana, il capolavoro di Carl Orff in cui interpreterà Flora, la leggiadra dea della primavera. A firmare l’abito e crearlo su misura per lei in tonalità rosa pallido è stato Emmanuel Ungaro, il grande couturier italo-francese che per questo spettacolo ha disegnato costumi e scene (queste ultime in coppia con Carlo Savi). »Chi mi conosce sa che io non amo il rosa? ho cercato di dissuadere il Maestro Ungaro ma è stato irremovibile, e comunque aveva ragione lui, perchè quella tonalità mi sta bene«, spiega la danzatrice in un’intervista all’ANSA. Impossibile, nonostante la battuta, nascondere l’emozione di indossare un costume che la sua stessa arte ha ispirato: »È davvero un abito di alta moda, e il Maestro Ungaro lo ha costruito su di me, modificandolo durante le prove in base ai miei movimenti, avrò un corpetto pieno di rose, uno strascico e un’acconciatura importante: non so se riuscirò a muovermi, vedremo…«, dice scherzando. I Carmina Burana, fino al 20 febbraio al Costanzi in dittico con Le chant du rossignol di Igor Stravinskij (spettacolo quest’ultimo nato da un progetto incompiuto di Serge Diaghilev e Leonide Massine, con le scene e i costumi di Fortunato Depero), rappresentano un allestimento particolarmente atteso, che si pregia delle coreografie di Micha van Hoecke, ispirate al libretto originale, e che coniuga le suggestioni della musica a quelle visive. In questo contesto l’ètoile sarà chiamata a un ruolo non semplice, in cui la tecnica della danza si accompagna a precise esigenze interpretative: »Dopo il tema della fortuna, io entrerò in scena per portare il tono lieve della primavera – spiega – la difficoltà del ruolo di Flora è tutta espressiva: con la mia interpretazione devo riuscire a capovolgere l’atmosfera«. A dirigere l’Orchestra capitolina sarà il Maestro David Coleman, dal quale la Straccamore è stata letteralmente conquistata: »lavorare con lui è stato un grande insegnamento: è un Maestro strepitoso, mi ha spiegato in relazione ai miei passi di danza le sensazioni che provava Orff nel comporre la musica«, continua, aggiungendo però che se ci sarà il successo di questo allestimento, esso dipenderà proprio dall’affiatamento »di tutto il team artistico, dal corpo di ballo a Micha e Ungaro«. Per gli appassionati del balletto sarà dunque uno spettacolo assicurato, ma con qualcosa in più, dal momento che accanto ai corpi dei ballerini e alla musica ci saranno anche le voci dei cantanti a far riecheggiare i testi delle canzoni medievali profane dei Carmina Burana: »Il pubblico vedrà il Teatro dell’Opera tutto insieme: ci sarà l’orchestra, il corpo di ballo, il coro sempre in scena, le voci bianche e i bravissimi solisti (la mezzosoprano Kathleen Kim, il controtenore Filippo Mineccia e il baritono Jonathan Mc Govern, ndr)«, fa notare Straccamore, »sarà una grande emozione: in molti si sono già commossi durante le prove«. Un’emozione a cui la danzatrice sente di dover contribuire in prima persona, proprio in virtù del suo ruolo all’interno del corpo di ballo: »Spesso ripenso a quando sono stata nominata ètoile«, dice, emozionandosi ancora oggi, »sono un frutto del Teatro dell’Opera di Roma: qui ho fatto la scuola e ho salito tutti i gradini fino al massimo riconoscimento. E poi Roma è la mia città… Certo, ora la responsabilità è maggiore rispetto a prima, perchè rappresento il corpo di ballo. Ci sono oneri e onori, e questo è un ruolo che bisogna saper sostenere, ma è bellissimo«.

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