Corte dei Conti: "Lazio cimitero delle opere incompiute. Su mafia capitale solo 6 inchieste, milioni di danni" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Corte dei Conti: “Lazio cimitero delle opere incompiute. Su mafia capitale solo 6 inchieste, milioni di danni”

– Non solo Mafia Capitale. La corruzione a Roma e nel Lazio è «un morbo pernicioso», con «un’estensione vasta e sistemica» che avrebbe raggiunto la «somma presuntiva da capogiro» di un miliardo e trecento milioni di euro. La cifra è stata fatta dal procuratore della Corte dei Conti regionale Angelo De Dominicis, oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Mafia Capitale, al di là delle responsabilità personali, penali e amministrative – ha affermato – ascrivibili a politici e funzionari, rappresenta purtroppo il segno di un pericolosissimo degrado civile e della invadenza delle associazioni criminali entro le strutture amministrative della Repubblica». La magistratura contabile del Lazio indaga su possibili danni all’Erario non solo dalle cooperative considerate strumento di Massimo Carminati od orbitanti in quel sistema – sei fascicoli sono già stati aperti -, ma anche sulle grandi incompiute di Roma. Come la Nuvola, il centro congressi ideato dall’archistar Massimiliano Fuksas per il quartiere Eur, o la linea C della metropolitana. «La capitale d’Italia è il cimitero delle opere incompiute – ha detto ancora De Dominicis – e dietro la farraginosità e la doppiezza dei procedimenti amministrativi si trova l’acqua di coltura per illiceità di ogni tipo». Sulla Nuvola l’inchiesta della Corte dei Conti è «in fase istruttoria avanzata», ha detto il sostituto procuratore Ugo Montella. «Il problema è il costo – ha spiegato -: come fare una perizia su un progetto di un grande architetto per un’opera ferma per difetti progettuali». Sulla metro C – l’opera più costosa d’Europa secondo la Corte dei Conti nazionale – sono aperti vari fascicoli, il più avanzato dei quali riguarda i ritardi nei lavori. Il bilancio dell’attività della Corte regionale è stato tracciato dal presidente Ivan De Musso. «La Corte dei Conti del Lazio ha emesso nel 2014 sentenze di condanna per oltre 80 milioni di euro – ha detto -, a fronte di entrate provenienti dal bilancio dello Stato di poco superiore ai 268 milioni». In polemica con articoli di stampa che avevano criticato i costi della Corte. «È un’istituzione a costo zero», ha detto De Musso, sottolineando «quanto le pronunce di condanna della Corte fanno recuperare all’Erario». Ma il presidente ha lamentato i limiti posti dalla legislazione all’azione della magistratura contabile, in particolare per le società pubbliche. «Finchè prevarranno le sole impostazioni teoriche – ha detto De Musso -, il danno erariale è teoricamente perseguibile ma praticamente irrisarcibile». Il procuratore De Dominicis ha rivendicato anche di aver «incrinato e forse definitivamente spezzato »il rapporto tra i giudizi di rating sui Btp sovrani e l’incremento dello spread« grazie all’inchiesta promossa e ora archiviata sull’agenzia Standard&Poor’s. »Siamo pronti a riaprirla nel caso di un nuovo attacco alla finanza pubblica italiana«, ha detto De Dominicis.

 

 

 

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