I balneari arrivano a Roma: "Sit-in di protesta per difendere 2500 posti di lavoro" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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I balneari arrivano a Roma: “Sit-in di protesta per difendere 2500 posti di lavoro”

– Gli imprenditori balneari di tutta Italia si sono dati appuntamento domani a Roma alle 11, davanti al ministero dell’Economia e delle Finanze, per un sit-in di protesta a favore degli imprese pertinenziali. «Sono a rischio 250 imprese e 2.500 posti di lavoro – dichiara Riccardo Borgo, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio – e con questo sit-in vogliamo attirare l’attenzione del Governo e del Parlamento su questi stabilimenti balneari che hanno l’unico torto di non riuscire a pagare canoni demaniali spropositati, eccessivi e sbagliati e che rischiano la revoca delle concessione». La legge finanziaria nel 2007 ha modificato il calcolo del canone per le concessioni demaniali marittime, stabilendo che, nel caso delle pertinenze (beni di difficile rimozione, regolarmente realizzati dal concessionario sul demanio marittimo, incamerati dallo Stato), il canone annuo da versare all’erario è fissato sulla base dei valori rilevati dall’Osservatorio Mobiliare Italiano, (con incrementi tra 300% e 1.500%) «generando in questo modo – spiega il Sib in un comunicato – importi insostenibili per le imprese che si sono viste recapitare richieste di pagamento per oltre 500.000 euro anche a causa degli arretrati». «Bisogna intervenire quanto prima – conclude Borgo – perchè già questa estate diverse decine di aziende balneari rischiano di non aprire, creando, tra l’altro, un gravissimo danno d’immagine alle località turistiche e insufficienti servizi di spiaggia. Occorre modificare rapidamente i criteri di determinazione dei canoni demaniali marittimi introdotti dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, così da renderli ragionevoli, equi e sostenibili. Ma da subito è necessario un provvedimento che sospenda il pagamento di questi canoni assurdi e che blocchi i provvedimenti di sospensione, revoca o decadenza delle concessioni derivanti appunto dal mancato pagamento del canone».

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