Inchiesta bus, l'accusa è di estorsione ma Mancini si difende: "Nessuna minaccia" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Inchiesta bus, l’accusa è di estorsione ma Mancini si difende: “Nessuna minaccia”

«Non ho mai minacciato Alessandro Filabozzi e non capisco perchè dice che io l’abbia fatto. Oggi rilascio dichiarazioni spontanee perchè in questi mesi ho subìto degli arresti, di cui l’ultimo abbastanza pesante e non me la sento di sostenere un interrogatorio». È quanto ha affermato oggi in aula l’ex amministratore delegato dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, imputato di tentata estorsione in un processo stralcio della vicenda su una presunta tangente per la fornitura di 45 bus a Roma Metropolitane nel 2009. Mancini, finito in carcere anche per l’inchiesta di Mafia Capitale ma tornato in libertà dopo la decisione del tribunale del Riesame, ha raccontato del pranzo avvenuto in un ristorante del centro storico durante il quale, secondo la Procura, «avrebbe minacciato il manager del consorzio di trasporti Ccc, afferente all’area politica di sinistra, Filabozzi, per costringerlo a rinunciare ad un ricorso in un appalto, pena l’esclusione da futuri affari». «Andai a quell’incontro – ha proseguito Mancini – ma non sapevo minimamente che si sarebbe parlato di commesse riguardanti il corridoio mobilità di Tor Pagnotta nè sapevo che Furio Monaco (l’altro imputato del processo, ndr) e Filabozzi avessero partecipato, separati, ad una gara di appalto del Comune di Roma. Durante il pranzo Filabozzi mi parlò di lavori che avrebbe voluto fare e mi volle informare che Ccc avrebbe continuato a lavorare volentieri con il Comune. Tutto finì in maniera serena». Mancini ha proseguito affermando di essere «legato da una vecchia amicizia dell’ex sindaco Gianni Alemanno e di essergli stato affianco durante la campagna elettorale e nei giorni successivi all’insediamento della sua giunta. In quel periodo -ha detto in aula- proprio per la mia vicinanza con Alemanno, ero invitato in continuazione da imprenditori che mi cercavano per accreditarsi con la nuova giunta e quindi non mi stupii che Monaco e Filabozzi mi chiesero di incontrarli». Nel corso dell’udienza è stato sentito anche l’altro imputato. Parlando di Mancini, Monaco ha spiegato che «era una sorta di anfitrione del sindaco Alemanno. Era sempre presente:ritengo che fosse l’uomo con cui Alemanno si confidasse – ha continuato Monaco – È normale che un politico abbia dei riferimenti. Nel mondo dell’imprenditoria era certamente Mancini».

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