Michelangelo, la fabbrica di San Pietro e la lettera rubata per una ricatto | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Michelangelo, la fabbrica di San Pietro e la lettera rubata per una ricatto

Il nome di Michelangelo si lega strettamente a quello della Fabbrica di San Pietro, un’istituzione che esiste ancora oggi e che, proprio come l’arte del genio toscano, è riuscita ad attraversare i secoli. Il lavoro che Michelangelo svolse nel progetto della nuova basilica di San Pietro rappresenta probabilmente il vertice del rapporto che per tutta la sua vita, umana e artistica, lo ha unito al Vaticano e ai papi, in particolare a Giulio II della Rovere e Paolo III Farnese. La storia della Fabbrica di San Pietro è molto lunga e complessa, e tra interruzioni e controversie ha subito nel tempo notevoli cambi di indirizzo artistico e organizzativo. A dare il via ai lavori fu papa Giulio II della Rovere che, proprio per contrastare il decadimento della vecchia basilica e nell’esigenza di mantenere lo splendore del simbolo della cristianità nel mondo, affidò al Bramante l’incarico per la ricostruzione, ponendo la prima pietra del nuovo edificio il 18 Aprile 1506. Proprio all’interno della nuova basilica Giulio II avrebbe voluto collocare il suo monumento funebre, commissionato a Michelangelo. Alla morte del Bramante nel 1514, per dirigere la prosecuzione dei lavori vennero scelti prima Raffaello e successivamente, dopo una lunga interruzione, Baldassarre Peruzzi e Antonio da Sangallo il Giovane. Nel gennaio 1547 fu papa Paolo III ad affidare la direzione dei lavori a Michelangelo. Sebbene già vecchio, la decisione per l’artista fu quasi obbligata: la costruzione del nuovo San Pietro rappresentava infatti un’impresa importantissima e impossibile da rifiutare perchè di enorme prestigio, tanto che quel compito fu forse quello che Michelangelo maggiormente ebbe a cuore. Del resto, come ha scritto Carlo Giulio Argan, «nell’ultimo tempo della sua vita l’arte ideale è per lui, l’architettura, la cui forma non esige la mediazione della figura umana e non implica la mimesi». Di fronte all’impresa di creare un edificio che fosse al tempo stesso solenne e armonioso, Michelangelo riorganizzò il cantiere e rimise mano alla progettazione: giudicando insoddisfacente il lavoro di Sangallo, scelse di tornare al progetto concepito dal Bramante (con la basilica a pianta centrale), e studiò nuove soluzioni la cupola rifacendosi al progetto che Brunelleschi aveva ideato per la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Il destino fu però crudele per l’artista: i suoi enormi sforzi non vennero premiati dalla soddisfazione di vedere ultimati i lavori. Nel 1564 infatti Michelangelo morì e non riuscì a vedere realizzata la cupola, la sua più grande e maestosa «visione»: a completare il suo progetto, seguendolo fedelmente, furono Giacomo della Porta e Domenico Fontana che portarono a termine la struttura della cupola nel 1590.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login