Nominopoli, Zingaretti: "Rispetto il Tar ma sugli incarichi abbiamo ragione" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Nominopoli, Zingaretti: “Rispetto il Tar ma sugli incarichi abbiamo ragione”

La sentenza del Tar «la rispetto, ma non la condivido: per questo presenteremo ricorso al Consiglio di Stato», perchè sul personale e sui vertici della macchina amministrativa regionale «dovevamo cambiare e abbiamo cambiato» nel segno della valorizzazione delle «professionalità interne» ma anche «innestando professionalità esterne, un mix di esperienze utile a evitare pigrizie e incrostazioni». Così il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha illustrato la linea della giunta a seguito della sentenza del Tar che ha qualche giorno fa ‘bocciatò le procedure di nomina di circa 60 dirigenti regionali. Stop da parte della giustizia amministrativa «ampiamente annunciato» secondo le opposizioni, e che oggi rischia di «congelare la macchina amministrativa» e di creare un «danno erariale». Zingaretti però, in audizione questo pomeriggio di fronte alle commissioni congiunte I e IV del Consiglio regionale, è sembrato convinto della correttezza dei suoi atti, e non solo da un punto di vista politico («rivendico la riorganizzazione della struttura regionale») ma anche nel merito giuridico. In una lunga relazione tecnica, infatti, Zingaretti ha affrontato una per una le obiezioni poste dal Tar, a partire dal presunto ‘sfondamentò del tetto dei dirigenti esterni, che per il governatore è però «nell’impostazione del decreto Madia» e che è stato calcolato «secondo una interpretazione che chiedemmo al dipartimento della Funzione pubblica». Respinta al mittente («una non condivisa lettura della norma statale») anche la posizione del Tar rispetto alla necessità di ricercare i dirigenti tra gli interni prima che tra gli esterni, mentre anche la contestazione della mancata «programmazione triennale del fabbisogno» è stata ribaltata dal presidente, anche considerando «che i conferimenti a dirigenti esterni non si configurano come assunzioni a tempo indeterminato e non rientrano nella programmazione triennale». In ogni caso per Zingaretti non c’è il rischio dello stallo perchè anche il Tar ha confermato che «i contratti sono pienamente in vigore». Insomma, si va avanti anche perchè «a volte l’aggressività e la ripetitività di decine di ricorsi nasconde la paura del rinnovamento» e dunque «proseguiremo contro ogni rendita di posizione, anche con la rotazione degli incarichi a maggior rischio corruzione». Argomentazioni che però non hanno convinto le opposizioni, a partire dal M5s che ha rivendicato come lo stop del Tar «l’avevamo preannunciato in ogni modo – ha affermato il capogruppo Gianluca Perilli – Non c’è rabbia ma frustrazione». «Zingaretti nega i problemi» la sintesi del capogruppo della Destra Francesco Storace, che pone più di un interrogativo: «Come è stata gestita la selezione del personale interno? Rischiamo l’annullamento degli atti? Perchè siete sicuri di vincere al Consiglio di Stato?». Anche perchè, ha affermato il capogruppo del Misto Pietro Sbardella, «in caso di ricorso respinto è evidente il rischio del danno erariale». Il più duro è stato il consigliere Ncd Giuseppe Cangemi: se Palazzo Spada respingerà il ricorso della Regione, Zingaretti deve dimettersi, mentre il sistema delle nomine è il «poltronificio dei trombati». Un accusa che Zingaretti non ha lasciato correre «Noi non abbiamo fatto nomine legate alla mancata presentazione delle liste elettorali» ha replicato, ricordando il famigerato ‘caos listè della passata legislatura.

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